A 30 dalla sua caduta, Michail Gorbaciov torna a parlare del Muro di Berlino

In questi giorni in cui ricorre il trentennale della caduta del Muro di Berlino, a voler ricordare quegli avvenimenti rivoluzionari del 1989 è stato Michail Gorbaciov, l’utimo segretario del PCUS che ha rilasciato un’intervista a “Der Spiegel”.

A 30 dalla sua caduta, Michail Gorbaciov torna a parlare del Muro di Berlino

Oggi 88enne, l’ex segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica è considerato uno dei protagonisti che contribuì a far crollare il Muro di Berlino. E proprio a 30 anni dalla caduta di quel simbolo che divideva sia la capitale tedesca che il mondo intero, Michail Gorbaciov ha ancora una volta voluto esprimere il suo punto di vista su quell’evento che più di qualsiasi altro segnò il XX secolo

Intervistato da Der Spiegel, il politico vincitore del premio Nobel per la pace ha voluto premettere di aver appreso della caduta del Muro solo la mattina successiva. Ad ogni modo, non ne risultò affatto sorpreso, in quanto per sua stessa ammissione “era qualcosa a cui eravamo pronti da tempo”. 

Lui, da strenuo avversario degli spargimenti di sangue, si era sempre opposto all’uso della forza contro il popolo. Non a caso, in ragione delle tensioni che andavano crescendo nell’ex Ddr e negli altri paesi satelliti dell’Unione Sovietica, ha aggiunto che era stato ordinato che “le nostre truppe di stanza a Berlino non avrebbero dovuto uscire dalle caserme”. 

In altre parole, gli equilibri dettati dai vincitori della seconda guerra mondiale stavano diventando sempre più precari. L’anziano leader dell’ex Unione Sovietica è però convinto che non ci fu un vero e proprio artefice della caduta del Muro ma, se proprio lo si vuole cercare, lo si può rintracciare nell’insoddisfazione della gente.

Stanchi di dover vivere in quel modo, furono proprio le vittime di quel sistema a mettere in atto il processo di rivolta che interessò l’intero Est europeo. Il Muro divenne il simbolo di quella rivoluzione pacifica di portata storica e, cadendo, trascinò con sé anche quello che fu la fallimentare esperienza del primo stato socialista tedesco.

Ma gli eventi del 1989 posero altresì le basi per il collasso dell’Unione Sovietica, che si concretizzò poco più di due anni dopo. Ancora oggi sono in tanti a non avergli perdonato la fine di quella superpotenza, ma Gorbaciov non si dice pentito di aver tentato di riformare la struttura monolitica del gigante sovietico.

Lasciando intendere che era ormai impossibile negare i diritti di libertà e democrazia, Gorbaciov ricorda altresì che la perestrojka fu un passo obbligato, dettato dal tentativo di salvare un impero destinato alla bancarotta sia politica che economica. Ma, a quanto pare, non c’era più molto da poter fare. Del resto, fu proprio lui in passato ad ammonire Erich Honecker, il ferreo leader della Ddr, al quale ricordò che “la vita punisce chi arriva in ritardo”.

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