9 giorni con un gemello morto in utero per le leggi anti aborto, governo polacco sotto accusa per la morte di una 37enne

Una 37enne polacca incinta di gemelli è stata costretta a restare per 9 giorni con uno dei due figli morto per le leggi anti aborto del paese. L'aborto è stato effettuato quando ormai era morto anche il secondo gemello, poi la morte della donna per sepsi.

9 giorni con un gemello morto in utero per le leggi anti aborto, governo polacco sotto accusa per la morte di una 37enne

È polemica in Polonia, dove il governo è sotto accusa per la morte di una donna incinta di due gemelli che è stata costretta per 9 giorni a restare con uno dei due figli morto in utero a causa delle strettissime leggi anti aborto del Paese. La terribile vicenda vede protagonista la 37enne Agnieszka Torbus, deceduta dopo che 4 settimane prima le era stato negato il diritto di abortire il figlio morto.

La 37enne, già madre di tre figli, aspettava due gemelli ma nel primo trimestre, il 21 dicembre, si è presentata in ospedale con dolori addominali e vomito. La famiglia conferma che i dottori hanno riscontrato che uno dei gemelli era morto in utero il 23 dicembre, ma si sono rifiutati di rimuoverlo, seguendo la uova legislzione che non penalizza i pazienti, ma che prevede la prigione per qualsiasi personale medico che ordini e porti avanti un aborto.

Agnieszka ha continuato a portare in grembo il figlio morto insieme al gemello ancora in vita per 7 giorni, fino a che il 29 dicembre non ha smesso di battere anche il cuore del secondo figlio. I dottori hanno atteso ancora due giorni prima di terminare la gravidanza, ma a quel punto la salute della donna ha iniziato a deteriorarsi. Il marito ha pregato i dottori di salvare la vita alla moglie, racconta Wioletta Paciepni, sorella gemella della vittima, alla stampa.

La donna è deceduta il 25 gennaio per sospetta sepsi, anche se l’ospedale si è rifiutato di fornire una causa di morte ufficiale. La famiglia dice che l’ospedale ha insinuato che fosse morta di “mucca pazza”, negando ogni legame tra la morte della donna ed i figli morti che è stata costretta a portare per 9 giorni.  In Polonia tutti gli aborti sono illegali, tranne per circostanze estreme come incesto, stupro e rischio di salute per la madre. Per questo, gran parte dei dottori nel paese approccia le gravidanze a rischio aspettando spesso fino a quando non è troppo tardi, per paura di essere perseguiti dalla legge.

“Questa è la prova che il governo ha del sangue sulle proprie mani”, dice la famiglia su Facebook. “Per questi nove giorni, i corpi in decomposizione dei suoi figli sono stati lasciati dentro di lei. Chi è responsabile di questo crimine? L’ospedale? La Corte Costituzionale? I Parlamentari che hanno votato per l’atto anti parlamento in Polonia?”.

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