In un’epoca in cui la tecnologia sta assorbendo la quotidianità, in cui le relazioni umane vengono sacrificate dall’esigenza, quasi inevitabile, di stare attaccati ad uno schermo, è sempre bello sentire storie che ci riportano ad un utilizzo consapevole degli smartphone e dei pc, prediligendo altre forme di divertimento e svago.
Ci sono giovani ragazzi che si dedicano a coltivare le loro passioni che esulano l’utilizzo della tecnologia. Chi è appassionato di pittura, dipinge capolavori, chi coltiva il sogno di diventar calciatore, magari un giorno calcherà per davvero un campo importante, così come chi prova a realizzare un sogno decisamente atipico.
Quella che sto per raccontarvi è una storia davvero commovente che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) fungere da esempio per molti ragazzini, invitandoli a spendere il loro tempo libero in qualcosa di ambizioso ma non uguale alla massa.
Diversificarsi. Questo è un verbo a cui non si dona la giusta importanza, per paura, forse, di essere bullizzati, derisi, proprio per la stranezza, in senso positivo, delle proprie passioni, coltivate, fregandosene delle opinioni altrui.
I giovani sono un’ottima fonte di riflessione; dispensando consigli che si dovrebbero ascoltare più spesso, tra cui quello di distinguersi dagli altri, costruendo, ad esempio, una casetta, tutta per sé, con materiali riciclati. Un ottimo modo per unire l’ingegno del fai da te, con il rispetto per l’ambiente. Se siete arrivati fin qui, leggete questa storia avente per protagonista un bambino di soli 13 anni, capace di ideare e concretizzare il suo sogno nel cassetto. Lo ha fatto per un motivo specifico. Vediamo quale.