PESCARA – In Abruzzo si risparmia poco, e sempre meno. È quanto emerge dal nuovo report di Unioncamere e del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne che, analizzando i dati del 2023, fotografa la capacità di risparmio delle famiglie italiane su base regionale e provinciale. Un quadro che lascia l’amaro in bocca: l’Abruzzo si piazza al 15° posto su 20 regioni italiane per propensione al risparmio, con un tasso del 5,8%, ben al di sotto della media nazionale dell’8,27%. A pesare sul bilancio familiare – spiegano gli analisti – sono i costi della vita in aumento, le difficoltà occupazionali e la precarietà diffusa, che riducono al minimo il margine tra entrate e uscite. Il risultato? Ciò che si guadagna, si spende quasi interamente. E di risparmi, per la maggior parte degli abruzzesi, ne restano davvero pochi.
L’Aquila regge, Teramo affonda
A livello provinciale è L’Aquila a registrare la performance migliore: si piazza al 41° posto tra le 107 province italiane, con una propensione all’8,5%. Chieti segue a distanza, 75ª con il 6,9%, mentre la situazione diventa più critica a Pescara (91ª con il 6,3%) e ancor più a Teramo, che scivola fino al 97° posto, con appena il 6,1% e una perdita di ben sei posizioni rispetto al 2019. Un dato allarmante, se si considera che in 103 province su 107 la propensione al risparmio nel 2023 è cresciuta rispetto al 2019. In Abruzzo, invece, tutte e quattro le province perdono terreno, segnale che la regione fatica più di altre a tenere il passo con la ripresa economica post-Covid.
Il confronto con il Nord: un abisso
Il divario con il Settentrione d’Italia è netto. Nel Nord-Ovest si concentra il 41,2% dell’intero risparmio nazionale, con la Lombardia che da sola detiene il 27,1% del totale. Le famiglie lombarde hanno accantonato in media 29.579 euro nel 2023. L’Abruzzo si ferma a 1.455 euro pro capite. In testa alla classifica delle province più virtuose ci sono realtà come Biella, Asti e Vercelli, dove la propensione al risparmio supera il 13%. Al contrario, agli ultimi posti si trovano città del Sud come Trapani (4,79%), Siracusa (4,66%) e Crotone (4,63%). L’Abruzzo, sebbene in una posizione intermedia, si avvicina pericolosamente a questi fanalini di coda.
L’identikit del risparmiatore
Secondo il report, a risparmiare di più sono le famiglie residenti in province con una maggiore istruzione (più laureati), un indice di vecchiaia elevato (cioè una popolazione più anziana) e nuclei familiari meno numerosi. Inoltre, le città metropolitane fanno meglio delle province minori (8,4% contro 8,2%), anche grazie a redditi mediamente più alti e a una maggiore diversificazione economica. In questo scenario, l’Abruzzo resta tagliato fuori sia dalla forza trainante delle grandi città industriali, sia dalla resilienza delle province “minori” che nel periodo 2019-2023 hanno mostrato aumenti consistenti nella capacità di risparmio. Un esempio? Gorizia, che ha guadagnato 14 posizioni nella classifica nazionale.
Il Sud e la “speranza precauzionale”
Eppure, non tutto è perduto. Nelle province del Mezzogiorno si registra una tendenza interessante: otto delle venti province italiane con il maggiore incremento del risparmio dal 2019 al 2023 si trovano proprio al Sud. «È una reazione al clima di incertezza», spiega Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne. «Le famiglie, percependo instabilità, cercano di mettere da parte qualcosa, anche a costo di tagliare ulteriormente sui consumi. È un risparmio di “difesa”, non di crescita».
Conclusione
L’Abruzzo si trova in una posizione scomoda: stretto tra una parte d’Italia che corre e una che resiste. Le difficoltà sono evidenti, e i numeri lo confermano. Ma la risposta potrebbe arrivare da politiche mirate: rilancio del lavoro stabile, sostegno al potere d’acquisto e formazione. Solo così si potrà restituire fiducia alle famiglie e dare nuovo ossigeno ai conti correnti.