Sulle pensioni c’è un allarme globale: ecco perché

Per il World Economic Forum il modello pensionistico di molte nazioni chiave nel sistema internazionale rischia di non reggere. Le pensioni sono a rischio per l’aspettativa di vita ed i futuri assegni potrebbero risultare troppo bassi.

Sulle pensioni c’è un allarme globale: ecco perché

Nel 2050 vivremo più a lungo, ma con il rischio di ritrovarci con pensioni troppo basse per poter mantenere uno stile di vita adeguato. È la profezia derivante da un recente studio esposto durante il World Economic Forum, basandosi sui dati di otto grandi Paesi internazionali. Il problema riguarda in particolare il finanziamento delle prestazioni previdenziali, visto che gli accantonamenti potrebbero risultare inferiori rispetto a quanto dovuto per la liquidità del mondo del lavoro.

Come se ciò non bastasse, proprio in virtù dell’allungamento dell’aspettativa di vita, gli stessi risparmi previdenziali dovrebbero anche durare più a lungo. D’altra parte, se il dato medio indica che i nati nel 1947 possono aspettarsi di vivere fino a 85 anni, nel decennio successivo si sale a 91 anni. I nati del 1967 possono attendersi mediamente di toccare i 94 anni, che salgono a 97 anni per i nati nel 1987, arrivando addirittura a 100 anni per chi è nato nel 1997 ed a 103 per il decennio successivo.

Questa progressiva e continua crescita dell’aspettativa di vita concorre quindi a spiegare perché il futuro pensionistico in molti Paesi faccia così paura. Il deficit pensionistico complessivo, entro una trentina di anni, potrebbe arrivare a superare i 400 miliardi di dollari. Cifre che da sole rendono l’idea del gap che è necessario colmare e del livello di soluzioni che sia necessario mettere in campo.

In crescita il numero di persone che si trovano in difficoltà arrivati all’età della pensione

Il fatto che il problema sia reale, lo si evince anche da quanto si sta verificando proprio in questi anni. Lo studio del WEC indica che già oggi negli Stati Uniti è in corso un vero e proprio record di persone che necessitano di ricorrere alla bancarotta dopo aver compiuto i 65 anni, ovvero l’età tradizionalmente indicata nel Paese per il pensionamento. In poco più di 20 anni, il dato è triplicato.

Ma simili problemi, seppure con accezioni diverse dovute alle specificità nazionali, si riscontrano anche in Cina, India, Regno Unito e Giappone (dove l’aspettativa di vita potrebbe arrivare a toccare i 107 anni). È chiaro che in queste condizioni saranno necessari nuovi interventi nel prossimo futuro.

Il problema resta comprendere come procedere, tenendo conto di tutti i fattori. Le soluzioni potrebbero infatti essere molte, dalla costituzione di strumenti di risparmio solidale in grado di aiutare chi risulta in difficoltà all’incentivazione dei fondi pensione, fino a maggiori richieste d’intervento sul datore di lavoro. Resta che l’allarme non è il primo del suo genere e probabilmente non resterà nemmeno l’ultimo.

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