Stipendio del mese di marzo più basso per molti lavoratori dipendenti: il motivo

Lo stipendio del mese di marzo di milioni di lavoratori dipendenti italiani potrebbe essere più bassa del solito: cosa cambia nella busta paga a partire dal 1 marzo 2022

Stipendio del mese di marzo più basso per molti lavoratori dipendenti: il motivo

In questo clima di incertezza e preoccupazione derivante dal conflitto Russia – Ucraina, oltre ai rincari delle bollette di luce e gas, le famiglie italiane potrebbero dover mandar giù un’ulteriore riduzione del proprio potere d’acquisto: lo stipendio del mese di marzo più basso del consueto contribuisce a inasprire la situazione di milioni di lavoratori dipendenti italiani.

Oltre al calcolo delle addizionali regionali e comunali che avviene nel mese di marzo di ogni anno, i motivi di questa riduzione sono da ricercare nell’introduzione dell’Assegno Unico e Universale e nella riforma fiscale apportata dalla Legge di Bilancio 2022, che da un lato favorisce il lavoratore con la previsione di aliquote Irpef più basse e maggiori detrazioni da lavoro dipendente, ma dall’altro lo penalizza rimodulando le misure a sostegno del reddito introdotte dal Decreto Legge n. 3 del 5 febbraio 2020: il trattamento integrativo e l’ulteriore detrazione.

COS’E’ L’ASSEGNO UNICO E UNIVERSALE

L’Assegno Unico e Universale (AUU), introdotto dal Decreto Legislativo n. 230 del 21 dicembre 2021 è un beneficio economico che scatta con il 1 marzo 2022 in sostituzione dell’Assegno familiare e delle detrazioni per figli a carico di età inferiore ai 21 anni, voci che a partire dal mese di marzo non saranno più presenti sulla busta paga del lavoratore dipendente e determinando uno stipendio inferiore ai precedenti. L’AUU:

– spetta per ogni figlio a carico fino al compimento del 21esimo anno di età o senza limiti d’età nel caso di figlio disabile;

– è relativo al periodo che va da marzo di ciascun anno a febbraio dell’anno successivo;

– l’importo spettante è determinato dall’Inps sulla base situazione economica del contribuente attestata tramite modello Isee.

RIMODULAZIONE DEL TRATTAMENTO INTEGRATIVO

Fino al 31 dicembre 2021, il trattamento integrativo (che ha preso il posto del c.d. Bonus Renzi), pari a 100 euro mensili, spettava al lavoratore con un reddito complessivo da lavoro dipendente o assimilato compreso tra gli 8.175 euro e i 28.000 euro e veniva riconosciuto direttamente dal datore di lavoro in busta paga. La suddetta Legge di Bilancio ha stabilito che, a partire dal 1 gennaio 2022, potranno beneficiare del trattamento integrativo solo i percettori di redditi non superiori ai 15.000 euro, mentre per coloro il cui reddito è compreso tra 15.001 euro e 28.000 euro il trattamento spetta solo nel caso in cui vi sia “incapienza“, ovvero la somma delle detrazioni sia superiore all’imposta lorda.

Ricordiamo che la Legge n. 234/2021 ha abrogato espressamente l’ulteriore detrazione per redditi superiori a 28.000 euro ma inferiori a 40.000 euro partire dal 1° g ennaio 2022.

NUOVE ALIQUOTE IRPEF

La Legge di Bilancio 2022 ha novellato l’articolo 11 del TUIR (Testo unico Unico delle Imposte sui Redditi) in tema di Irpef, l’imposta progressiva gravante sul reddito delle persone fisiche che dal 1 gennaio 2022 verrà calcolata sulla base di quattro scaglioni, non più cinque, e aliquote ridotte (per due scaglioni):

  • aliquota del 23% per i redditi fino a 15.000 euro (aliquota rimasta invariata)
  • aliquota del 25% per i redditi da 15.001 euro a 28.000 euro (contro il 27% precedente)
  • aliquota del 35% per i redditi da 28.001 euro a 50.000 euro (contro il 38% precedente)
  • aliquota del 43% per i redditi superiori a 50.000 euro;

– viene abolito il quinto scaglione che prevedeva un’imposta del 43% per i redditi superiori a 75.000 euro. 

Continua a leggere su Fidelity News