Nei mesi di giugno e luglio le spiagge italiane hanno registrato un significativo calo nelle presenze negli stabilimenti balneari, con un calo medio tra il 20 e il 30%. Gli ombrelloni rimangono chiusi durante la settimana, mentre solo nel weekend si nota un affollamento. Anche i consumi per servizi come bar, ristoranti e noleggio attrezzature hanno subito una contrazione importante.
Questa dinamica ha fatto emergere preoccupazioni sul futuro del settore balneare, con operatori che sperano in una ripresa nelle settimane centrali di agosto, consapevoli però che questa falsa partenza peserà sul fatturato stagionale. Il caro ombrellone è stato indicato come una delle cause principali di questa tendenza. Tra le voci critiche, l’attore e figlio d’arte Alessandro Gassmann ha espresso il proprio disappunto sui social, chiedendosi se i prezzi elevati non stiano spingendo gli italiani verso le spiagge libere. Anche altri personaggi pubblici, come il giornalista Salvo Sottile, hanno condiviso questo pensiero.
I gestori degli stabilimenti, però, attribuiscono il calo più alla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie e alla situazione economica generale, respingendo l’idea che i prezzi siano il problema principale. La ministra Daniela Santanchè ha definito “allarmismo” queste critiche, ricordando che il turismo sta cambiando e che l’estate non è più solo sinonimo di mare.
Le associazioni di categoria come Assobalneari confermano un quadro di contrazione sia nelle presenze che nei consumi. Secondo il presidente Fabrizio Licordari, il rallentamento è dovuto anche a un calo del turismo straniero, influenzato da incertezze economiche internazionali. Assobalneari ha invitato i propri associati a limitare gli aumenti tariffari per venire incontro alle famiglie, mentre sollecita il governo a tutelare il settore da possibili cambiamenti normativi che potrebbero compromettere le concessioni balneari.
Dati diversi emergono da altre associazioni: il Sib segnala un aumento del 20% delle presenze a giugno rispetto al 2024, ma una flessione del 15% a luglio, con punte del 25% in alcune regioni come Calabria ed Emilia Romagna. Fiba Confesercenti parla di un calo complessivo tra il 25 e il 30% nei mesi estivi. I consumatori, rappresentati da Codacons e Unione Consumatori, parlano invece di un vero e proprio “salasso” per le famiglie, denunciando prezzi esorbitanti per servizi di lusso, come tende da 1.500 euro al giorno o zone esclusive a prezzi elevatissimi. Sul fronte dei gestori, il presidente di Fiba Maurizio Rustignoli definisce “superficiale e fuorviante” la lettura dei consumatori, sottolineando che gli aumenti tariffari si aggirano in media tra il 4 e il 5% e che un ombrellone con due lettini costa generalmente tra 18 e 30 euro con servizi standard.
L’incertezza legislativa e la mancanza di certezze sul futuro delle concessioni continuano però a pesare sul comparto. Infine, la ministra Santanchè invita a non parlare di crisi del turismo ad agosto, sottolineando che l’Italia resta leader nel mercato turistico mediterraneo, con prezzi competitivi e un aumento di turisti nei mesi “di spalla”. Tuttavia, la stagione balneare rimane segnata da una partenza in salita, che evidenzia un cambiamento nelle abitudini dei consumatori e la necessità di trovare un equilibrio tra prezzi e servizi offerti per garantire la sostenibilità del settore.