“Buongiorno potrei prenotare una visita cardiologica?” – “Certo. Per il 13 giugno 2019 andrebbe bene?”. “Ho urgenza non è possibile prima?” – “No, se vuole un consiglio faccia una visita a pagamento fa prima”.
Passa il tempo ma la storia è sempre la stessa. I tempi d’attesa per le visite in ospedale sono sempre più lunghi, l’età media della popolazione aumenta, la mutua passa sempre meno farmaci, la sanità è al collasso, la disoccupazione aumenta e quei pochi che lavorano si ritrovano con salari reali sempre più bassi.
A Reggio Calabria i laboratori di analisi hanno sospeso le prestazioni convenzionate. Morale della favola se vuoi curarti rivolgiti al privato e se non hai soldi vai da qualche finanziaria. Il meccanismo è sempre più ben oliato. Aumenta la sanità privata e diminuisce quella pubblica, presumibilmente per lo Stato aumentano le entrate e al col tempo la spesa pubblica decresce.
Dubbi? Va bene allora proviamo ad analizzare i numeri. Al termine del 2018 la spesa sanitaria privata italiana raggiungerà il valore record di 40 miliardi di euro (37,3 miliardi nel 2017) e tra il 2013-2017 è aumentata del 9,6%. Dal 2010 al 2016, invece, la spesa sanitaria pubblica italiana è diminuita dell’8,8%, mentre quella tedesca e francese è aumentata rispettivamente dell’11,4% e del 6,2%.
Tutto questo è preoccupante. La spesa sanitaria privata crea diseguaglianza. È evidente che quest’ultima colpisce molto più le famiglie con un reddito basso, cioè la maggior parte della popolazione. Non a caso 7.000.000 di italiani si sono dovuti indebitare per acquistare farmaci, svolgere prestazioni mediche o analisi di laboratorio. 2,8 milioni per farlo si sono dovuti vendere la casa comprata con tanti sacrifici o attingere ai propri risparmi. L’esborso medio pro capite è di 655 euro e se il trend dovesse aumentare fra 7 anni potrebbe raggiungere i 1000 euro. In particolare, ad oggi, per gli operai l’esborso stimato è di 1.100 all’anno. Addio tredicesima.
A questo punto però una domanda sorge spontanea: l’ articolo 32 della Costituzione, quello in cui si dice che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo, esiste ancora o è stato abrogato?
A onore di cronaca è giusto riportare l’opinione del Dott. Marco Geddes, secondo cui il “messaggio di 40 miliardi di spesa privata è semplicistico, se non fuorviante” perché non tiene conto del potere di acquisto della moneta.
Probabilmente il metodo migliore è di lasciare a chi legge, che effettivamente vive ogni giorno questa situazione, l’ardua sentenza.