Siemens, ribasso inatteso, taglierà 4.500 posti di lavoro

Periodo oscuro per Siemens. La casa tecnologica sta affrontando un grave periodo di crisi al quale dovrà fronteggiarlo con un licenziamento di massa di circa 4.500 lavoratori, la maggior parte dei quali in Germania.

Siemens, ribasso inatteso, taglierà 4.500 posti di lavoro

Disastroso momento in casa Siemens, infatti la casa sta vedendo grosse perdite nel suo fatturato, in particolare in questo ultimo trimestre dove a marzo si è visto chiudere il titolo con un utile in calo del 5% a 1,7 miliardi di euro. Non era di certo una cosa inaspettata ma si pensava di avere un fatturato di almeno 1,78 miliardi, quindi leggermente sopra. La situazione non più rosea del colosso elettronico sta spingendo a prendere una grave e pesante decisione per il bene della società, ovvero quello di tagliare altri posti di lavoro.

La situazione era già accaduto, per questo titolo che sta crollando su se stesso, tuttavia oggi sono stati annunciati ben 4.500 tagli al personale, pari a circa l’1% della forza lavoro globale, sempre a causa di una serie di difficoltà tra cui quelle derivanti alla domanda molto debole e dall’erosione dei prezzi in una delle sue principali attività, ovvero quelle delle turbine a gas. La metà dei licenziamenti avverrà per lo più nello stato sede del colosso, ovvero in Germania. In seguito a questo tremendo annuncio il titolo, quotato in borsa, ha visto un tracrollo di circa il 2% nelle sue azioni, perdendo così altro denaro.

La situazione non più rosea è dato anche dall’ingresso nel mercato attuale di numerosi altri concorrenti per la produzione di materiali specifici come quello delle turbine a gas, infatti Siemens ha focalizzato le sue forze su questa parte tralasciando in gran parte la sezione telefonia, settore dove ormai da anni si vede leader marchi come Apple e Andorid, ma in particolare il grande ritorno di Nokia dal momento in cui, come Samsung, ha deciso di investire sulla tecnologia. Inoltre la costante crisi economica ha spinto il mercato a cercare sempre più prezzi più adeguati per la produzione aziendale, rivolgendosi il più delle volte anche verso oriente.

Continua a leggere su Fidelity News