Riforma pensioni, Italia a rischio per l’OCSE: nel 2050 più pensionati che lavoratori

Dall’OCSE arriva un nuovo allarme rispetto alla difficile situazione delle pensioni in Italia. A rischio c’è la sostenibilità del sistema, visto che entro pochi decenni i pensionati saranno più dei lavoratori.

Riforma pensioni, Italia a rischio per l’OCSE: nel 2050 più pensionati che lavoratori

Come si sosterrà il welfare pubblico quanto i pensionati diventeranno più dei lavoratori? Se lo chiede l’OCSE, che stima il punto di non ritorno attorno al 2050 per diversi Paesi aderenti all’organizzazione. Il problema dell’invecchiamento della popolazione non riguarda solo l’Italia, essendo incorniciato all’interno di un contesto che vede la demografia come uno dei temi chiave per tutte le nazioni avanzate.

L’Italia resta però tra coloro che potrebbero soffrire di più rispetto alla vicenda, assieme a nazioni come la Grecia e la Polonia. Un problema che risulta di particolare attualità se si prende in considerazione che la flessibilità previdenziale continua ad essere una questione al centro del dibattito politico. D’altra parte, il rapporto “working better with age” dell’Ocse mette in evidenza dati che non possono essere ignorati. 

Secondo le conclusioni dei tecnici, attorno al 2050 la media Ocse potrebbe veder crescere il rapporto tra lavoratori attivi e persone inattive – pensionati di oltre il 40%, toccando punte di quasi sei pensionati ogni dieci lavoratori. È chiaro che a quel punto le strade per mantenere in essere l’equilibrio del sistema diverrebbero drastiche senza precedenti interventi di riequilibrio, ad esempio aumentando l’imposizione o diminuendo le prestazioni erogate.

L’invito dell’OCSE a far fronte alle dinamiche di rapido invecchiamento della popolazione

Stante la situazione appena descritta, l’Ocse invita i governi interessati dal fenomeno ad effettuare riforme tanto nei meccanismi che regolano il mercato del lavoro quanto in quelli relativi al sistema previdenziale. Ad esempio creando maggiori opportunità di lavoro per le persone che decidono di mantenere il proprio posto in età avanzata.

“Un rapido invecchiamento della popolazione richiede un’azione politica concertata per promuovere l’invecchiamento attivo in modo da compensare le sue conseguenze potenzialmente gravi per gli standard di vita e le finanze pubbliche”, ha spiegato il direttore dell’Ocse per l’occupazione ed il welfare, Stefano Scarpetta. Nonostante i progressi compiuti in precedenza, sembra infatti improbabile che, senza nuovi interventi, l’attuale sistema possa conservare il proprio funzionamento nei prossimi decenni.

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