Riforma pensioni e LdB 2019: Ape sociale al bivio, mentre diventa sempre più concreta la quota 100

Le ultime dichiarazioni di area governativa sulle pensioni flessibili vedono arrivare importanti conferme rispetto alle intenzioni di riforma. Dallo stop all'APE sociale alla nuova quota 100 con vincolo anagrafico.

Riforma pensioni e LdB 2019: Ape sociale al bivio, mentre diventa sempre più concreta la quota 100

Nelle scorse ore si sono moltiplicate le prese di posizione in merito alle nuove opzioni di flessibilità previdenziale allo studio del Governo, nonché rispetto ai provvedimenti attualmente allo studio per dare vita al contratto di Governo. D’altra parte, la questione diventa sempre più urgente al passare del tempo, visto che al ritorno dalla pausa estiva si entrerà nel vivo dei lavori riguardanti la legge di bilancio 2019.

Anche per questo motivo le prese di posizione che si susseguono hanno evidenziato (e delimitato) quali sono i possibili confini del nuovo intervento, con un sempre più probabile stop all’APE sociale ed una contestuale nuova quota 100, caratterizzata però da precisi vincoli (nell’età di accesso e nell’importo del futuro assegno).

Riforma pensioni e LdB2019: le posizioni espresse da Di Maio e Brambilla

A tal proposito, per le due fazioni del Governo si sono espressi rispettivamente il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio (M5S) ed il Presidente di Itinerari previdenziali Alberto Brambilla (Lega). Nel primo caso si è ribadita l’urgenza di intervenire in favore dei lavoratori in età avanzata che si trovano a scontrarsi contro la rigidità delle attuali regole pensionistiche. L’esponente pentastellato ha in particolare promesso la realizzazione della Quota 100 già all’interno della nuova Manovra, con un debutto che dovrebbe quindi diventare operativo a partire dal primo gennaio del 2019.

Il nuovo meccanismo di prepensionamento dovrebbe garantire l’accesso all’Inps a partire dai 64 anni (quindi con almeno 36 anni di contribuzione), seppure con un ricalcolo parzialmente contributivo del futuro assegno. Diverso invece il caso dell’APE sociale, una sperimentazione destinata a terminare nel 2018. Gli eventuali risparmi potrebbero così essere indirizzati verso la quota 100, che secondo Brambilla avrebbe il vantaggio di essere universale e non rivolta ad una parte limitata della platea dei lavoratori.

Il problema dei costi e le simulazioni di spesa

Sullo sfondo di ogni operazione resta però da risolvere definitivamente la questione dei costi e delle relative coperture necessarie per avviare i nuovi strumenti di prepensionamento. È infatti su questo punto che si gioca la principale battaglia, ma anche il successo complessivo dell’operazione.

Vincoli eccessivamente onerosi rischierebbero infatti di vanificare l’intento con cui è stata avviata l’operazione, ovvero il superamento della legge Fornero. Una cancellazione della vecchia riforma peserebbe infatti 14 miliardi di euro il primo anno e 20 miliardi di euro a regime. Costi troppo elevati rispetto alle disponibilità di bilancio. Da qui l’idea di vincolare le opzioni di uscita: il paletto a 64 anni della quota 100 consente infatti di limitare la spesa nel 2019 ad 11,6 miliardi di euro. Una differenza che potrebbe garantire la sostenibilità di bilancio pur avviando un nuovo quanto atteso strumento di flessibilità all’interno del comparto.

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