Il referendum abrogativo in programma per sabato 8 e domenica 9 giugno 2025 porterà gli italiani alle urne su temi centrali per la vita politica e sociale del Paese. I cinque quesiti toccano ambiti rilevanti come il diritto alla cittadinanza, le norme sul lavoro introdotte con il Jobs Act, le tutele in caso di licenziamento nelle piccole imprese, l’uso dei contratti a termine e la responsabilità solidale negli appalti. In caso di vittoria del “sì”, le leggi attualmente in vigore nei rispettivi ambiti verrebbero abrogate. Tuttavia, affinché i referendum siano validi, è necessario che venga raggiunto il quorum: almeno il 50% più uno degli aventi diritto dovrà recarsi alle urne. In caso contrario, la consultazione sarà considerata nulla, a prescindere dal risultato.
Fratelli d’Italia e la strategia dell’astensione
Fratelli d’Italia, insieme agli alleati di Governo Forza Italia e Lega ha deciso di adottare una linea di non partecipazione attiva. Secondo quanto riportato da La Repubblica, una comunicazione interna avrebbe invitato i parlamentari del partito di Giorgia Meloni a promuovere l’astensione tra i cittadini, ritenendola un atto politico ben preciso, volto a delegittimare un’iniziativa giudicata “strumentale” e “di parte”. Antonio Tajani, vicepremier e leader di Forza Italia, ha difeso pubblicamente la scelta, affermando: “Non andare a votare è una scelta politica, non è disinteresse. Chi obbliga a votare è illiberale.” Ha poi citato una riflessione dell’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per rafforzare la propria tesi: “Non votare è un modo per esprimersi sull’inconsistenza dell’iniziativa referendaria.” Anche la Lega si è schierata sulla stessa linea, definendo la strategia costituzionalmente legittima. Il deputato Igor Iezzi ha dichiarato che l’astensione rappresenta una forma legittima di dissenso democratico.
La reazione delle opposizioni e dei sindacati
Le opposizioni, però, non hanno accolto favorevolmente la decisione del Governo. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha definito “grave e pericolosa” la posizione di Fratelli d’Italia, sottolineando che si tratta di un tentativo di ostacolare la partecipazione popolare su temi che riguardano i diritti dei lavoratori e la giustizia sociale. Riccardo Magi, segretario di +Europa e tra i promotori dei quesiti referendari, ha criticato duramente l’atteggiamento della maggioranza: “Chi dice di avere il popolo dalla propria parte dovrebbe allora invitarlo a esprimersi.” Magi ha inoltre accusato Tajani di mancare di rispetto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale in più occasioni ha richiamato all’importanza del voto come strumento fondamentale della democrazia.
Il fronte del “sì” e le diverse posizioni in Parlamento
Il Partito Democratico ha dichiarato il proprio sostegno a tutti e cinque i quesiti, evidenziando il valore della consultazione popolare come occasione per correggere storture legislative. La segretaria Elly Schlein ha affermato: “Si vota per fronteggiare la precarietà, migliorare la sicurezza sui luoghi di lavoro e riconoscere il diritto alla cittadinanza.” Il Movimento 5 Stelle ha scelto di sostenere quattro quesiti su cinque, riservandosi di non prendere posizione su quello relativo alla cittadinanza. Italia Viva e Azione, invece, hanno espresso contrarietà all’intera iniziativa referendaria, definendola inefficace per risolvere i problemi reali del Paese. Matteo Renzi ha parlato apertamente di “una guerra ideologica”, spiegando che la vittoria del “sì” non ripristinerebbe lo Statuto dei Lavoratori, ma solo alcune norme della riforma Monti-Fornero. Tuttavia, ha annunciato il proprio voto favorevole al quesito sulla cittadinanza.
Meloni: “Rispetto per il voto, ma la legge attuale è giusta”
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si era già espressa sulla questione cittadinanza durante una conferenza stampa a New York il 24 settembre 2024. In quell’occasione, aveva ribadito la propria posizione contraria a modifiche sostanziali all’attuale normativa, definendo congruo il termine di dieci anni per l’ottenimento della cittadinanza italiana. Tuttavia, aveva anche sottolineato il rispetto dovuto all’esito di un eventuale voto popolare: “Se c’è un referendum, quella è la democrazia: devono decidere gli italiani. Io ho sempre rispetto per ciò che decide il popolo.”