Reddito di cittadinza e quota 100: pregi e difetti del "decretone"

Il Reddito di cittadinanza e quota 100 sono provvedimenti ormai prossimi all'entrata in vigore. I principi che ne costituiscono la base sono validissimi, ma gli effetti di tali manovre sembrano presentare delle imperfezioni.

Reddito di cittadinza e quota 100: pregi e difetti del "decretone"

Manca sempre meno all’entrata in vigore dei due provvedimenti promossi dall’ attuale Governo: Reddito di cittadinanza e quota 100.

Tali provvedimenti hanno avuto un ruolo di fondamentale importanza nel corso nella recente campagna elettorale, in quanto gli stessi partiti promotori, ben consapevoli della povertà presente nel nostro Paese, peraltro in continuo aumento, hanno deciso di incentrare le loro manovre verso questa importante fetta di popolazione.

Reddito di cittadinza e quota 100

Quindi, alla base del Reddito di cittadinanza si presenta un principio molto importante: la lotta alla povertà. Come espressamente detto da chi di dovere non tutti i cittadini italiani potranno godere di tale beneficio, ma soltanto coloro che abbiano un ISEE inferiore ai 9360 euro annui e che possiedano o meno determinati beni. Allo stesso tempo del sano principio di tale reddito però, si presentano delle insidie e pericoli rappresentati, ad esempio dai datori di lavoro, che consapevoli del fatto che qualche suo dipendente percepisca un’ entrata straordinaria, potranno, con mezzi illeciti abbassare i loro stipendi.

Discorso diverso per l’altro provvedimento, quota 100. Con tale manovra, nei prossimi 3 anni potranno andare in pensione coloro che abbiano 62 anni e 38 anni di contributi senza aspettare i tempi contemplati dalla Legge Fornero. L’intento che l’esecutivo vuole raggiungere con l’applicazione di tale provvedimento è quello di creare nuovi posti di lavoro per i giovani.

Una parte dell’opinione ha mostrato perplessità in merito alla possibilità che i giovani ne traggano davvero vantaggio, in quanto il mercato del lavoro è colpito da varie e diverse dinamiche, pertanto non ci sono fondamenti matematici che garantiscano un calo della disoccupazione giovanile.

Una controindicazione si presenta anche a livello pensionistico. Infatti, i giovani che dovrebbero entrare nel mondo del lavoro avranno uno stipendio più basso rispetto a quello percepito dai lavoratori andati in pensione grazie a quota 100, e visto il nostro sistema previdenziale funzionante a ripartizione la situazione si fa sempre più caotica.

 

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