Il reddito di cittadinanza potrebbe rientrare nella riforma del welfare allo studio da parte del nuovo governo Draghi, con implicazioni importanti per gli attuali beneficiari. Il neo Ministro Andrea Orlando starebbe vagliando ipotesi correttive che dovrebbero rilanciare il provvedimento soprattutto nella parte relativa al reinserimento lavorativo. Si tratta del vero e propri tallone d’Achille che ha caratterizzato il sussidio fino a ora.
Se c’è un aspetto del reddito di cittadinanza che si è dimostrato carente è proprio quello relativo all’inclusione lavorativa dei beneficiari, stante che quella sociale ed economica è garantita dalla percezione dell’assegno mensile. Dal punto di vista pratico, il tavolo tecnico sulla riforma del welfare dovrebbe quindi occuparsi di rendere maggiormente rilevante l’aspetto occupazionale del provvedimento, evitando che la ricarica mensile diventi un’erogazione a pioggia.
Reddito di cittadinanza verso la riforma: cosa potrebbe cambiare per chi percepisce l’assegno mensile
Dal punto di vista pratico, il reddito di cittadinanza potrebbe legarsi in diversi modi alla ricerca occupazionale. Ad esempio, facendo dipendere solo il 50% dell’assegno mensile (contro l’attuale 80%) da questo peculiare aspetto nei primi 6 mesi. Per i percettori non occupabili, la situazione resterebbe immutata. Oltre a ciò, il nuovo governo potrebbe prevedere un bonus aggiuntivo per coloro che raggiungono obiettivi di reinserimento lavorativo.
Un altro importante aspetto riguarda l’attuale possibilità di rinnovo dell’assegno, attualmente prevista dopo i primi 18 mesi di percezione e per ulteriori 18 mesi (con un mese di stop tra le due sessioni). L’idea è quella di non concedere la possibilità di percepire nuovamente l’assegno eliminando la possibilità di rinnovo per coloro che risultano occupabili. In pratica, dopo i primi 18 mesi senza occupazione non si potrà più richiedere il reddito di cittadinanza.
Resterebbe invece inalterato il funzionamento della cosiddetta pensione di cittadinanza. In questo caso, vista l’età avanzata dei percettori, nulla cambierebbe in merito all’esclusione dalle attività di formazione e di ricerca di un nuovo impiego. Mentre per gli stessi motivi l’assegno di welfare non risulterebbe soggetto ad alcun tipo di interruzione fintanto che continuano a permanere i requisti di accesso alla misura.