Reddito di cittadinanza, tra i nuovi vincoli emergono 10 anni di residenza per gli stranieri

Dietrofront del Governo sul provvedimento di welfare rispetto alle ultime bozze: i nuovi assegni di cittadinanza non potranno essere percepiti dagli stranieri, a meno che non abbiano la residenza in Italia da almeno 10 anni.

Reddito di cittadinanza, tra i nuovi vincoli emergono 10 anni di residenza per gli stranieri

Sembra chiarirsi definitivamente la situazione riguardante i requisiti di accesso al reddito di cittadinanza ed in particolare la fruibilità per gli stranieri. Nelle scorse ore si era infatti sviluppato un ampio dibattito sul fatto che le bozze più recenti consentivano la fruizione del sussidio anche agli extracomunitari regolarmente residenti in Italia da almeno cinque anni.

L’ultimo chiarimento in tal senso era arrivato dal Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, che smentiva un simile scenario. “L’obiettivo è di darlo agli italiani ed ai lungo soggiornanti” ha spiegato l’esponente pentastellato, sottolineando che nelle intenzioni dell’esecutivo il nuovo sostegno di welfare sarà destinato a coloro che hanno dato un contributo al Paese. Si sconfessa così l’impostazione precedente della bozza che quindi, per l’interpretazione del Ministro, “va cambiata”.

Conferme dalla Presidenza del Consiglio

D’altra parte, conferme in tal senso arrivano anche dalla Presidenza del Consiglio, che ha chiarito di voler considerare un periodo di residenza decennale nella fruizione del nuovo assegno di welfare, pur volendo rispettare le norme comunitarie ed i dettami costituzionali. Tra gli altri vincoli ostativi, potrebbe inoltre essere previsto il non aver commesso reati penali.

Resta però il fatto che il parametro della residenza quinquennale era stato suggerito anche all’interno dei documenti programmatici inviati negli scorsi mesi a Bruxelles. Bisognerà quindi vedere come sarà accolta la modifica dai vari organismi che si occuperanno di valutare il provvedimento, a partire dalla Corte Costituzionale in Italia e dalla Corte di Giustizia europea.

Nel frattempo prosegue l’attività del Governo finalizzata a rendere esecutivo il provvedimento. Le ultime evidenze operative sottolineano la possibilità di poter inoltrare le domande tramite l’Inps oppure presso gli uffici postali, mentre sarà poi l’istituto previdenziale ad effettuare caso per caso la valutazione sulla effettiva presenza dei requisiti di accesso. Al via libera l’assegno verrà caricato su di una tessera elettronica e potrà arrivare fino a 1050 euro al mese per una famiglia composta da cinque persone. A questa cifra si potrà inoltre aggiungere un’integrazione massima di 280 euro per coloro che vivono in affitto.

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