Reddito di cittadinanza: si studia una versione per gli arbitri

Dal mondo del calcio emerge l’ipotesi di un nuovo reddito di cittadinanza anche per gli arbitri, costretti in molti casi a trascurare o lasciare il proprio lavoro per trovarsi in difficoltà a fine carriera.

Reddito di cittadinanza: si studia una versione per gli arbitri

L’idea del reddito di cittadinanza arriva a toccare anche il mondo del calcio con una proposta pensata in modo specifico per coloro che decidono di fare dell’attività arbitrale un obiettivo importante nella propria carriera, a discapito della precedente attività lavorativa.

Il nuovo sussidio, in particolare, dovrebbe servire per supportare gli arbitri una volta giunti al termine della propria carriera, quando spesso si trovano spiazzati dalla necessità di riprendere l’attività lavorativa abbandonata in precedenza o comunque di reinserirsi nel mondo del lavoro extra arbitrale in età avanzata.

L’ipotesi di un reddito di cittadinanza per gli arbitri

A spiegare in modo specifico come dovrebbe funzionare il nuovo sussidio è stato il Presidente dell’Aia, Marcello Nicchi, durante un proprio intervento radiofonico per la trasmissione “Radio anch’io sport” della Rai. Dal punto di vista delle coperture, il provvedimento potrebbe essere supportato da un fondo di solidarietà creato in modo specifico per rendere operativa l’iniziativa.

Per quanto concerne, invece, l’obiettivo perseguito, secondo quanto emerge dall’Associazione Italiana Arbitri, “abbiamo dei professionisti che per arbitrare in A ed in B lasciano il lavoro. Quando finisce l’attività si ritrovano senza nulla, a una età avanzata”. Per cercare di ovviare al problema, “non escludiamo di creare un fondo di solidarietà della durata di uno-due anni, per dare agli arbitri la possibilità in questo lasso di tempo di ricrearsi una vita, un lavoro”.

Durante la stessa intervista Nicchi ha anche chiarito la propria posizione in merito a come migliorare il meccanismo di funzionamento della Var, con il possibile impiego di arbitri e guardalinee esperti. Secondo il Presidente dell’Aia, in questo modo si potrebbe creare delle collaborazioni di un paio d’anni per fare in modo che operatori e arbitri possano avere meno pressioni ed allo stesso tempo lavorare con serenità. Un aspetto che risulta importante per il corretto approccio ai nuovi strumenti tecnologici.

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