Reddito di cittadinanza 2019: verso esclusione per chi si dimette volontariamente dal lavoro

La messa a punto del nuovo reddito di cittadinanza fa emergere un provvedimento pensato per contrastare i “furbetti”: sarà escluso dalla tutela chi ha un lavoro e si dimette con lo scopo di percepire il beneficio di welfare.

Reddito di cittadinanza 2019: verso esclusione per chi si dimette volontariamente dal lavoro

All’interno della formulazione normativa del nuovo reddito di cittadinanza vi sarà un vincolo d’esclusione pensato per evitare che chi possiede un lavoro possa decidere di licenziarsi al fine di percepire ingiustamente il beneficio di legge. Il provvedimento, già denominato da molti come “anti-furbetti”, mira esattamente ad evitare comportamenti scorretti. Si escludono dal vincolo ostativo le reali situazioni di disagio, come nel caso di chi darà le dimissioni per giusta causa, oppure abbia cessato il rapporto per degli inadempimenti del datore di lavoro.

Non si vedranno quindi negare il sussidio quei lavoratori che sono costretti a licenziarsi perché non avviene più da mesi il pagamento del salario, oppure perché non vengono correttamente versati i contributi previdenziali (o comunque nel caso in cui si presentino situazioni illecite). Per tutti gli altri casi di licenziamento da parte del lavoratore, il legislatore ha previsto uno stop di un anno alla percezione del beneficio, così da non incentivare comportamenti scorretti.

Il nuovo vincolo d’accesso nel decreto in approvazione la prossima settimana

La nuova norma risulta inserita all’interno del decreto sul “pacchetto pensioni” e sul reddito di cittadinanza e farà parte dell’ultima bozza del provvedimento. Dovrebbe essere approvata dopo la metà della prossima settimana, quando il Consiglio dei Ministri darà finalmente il via libera al DL. All’interno dei casi di esclusione dal reddito di cittadinanza vi sarà anche indicata l’eventuale percezione dell’indennità di disoccupazione / Naspi, oppure di altre opzioni di welfare similari.

D’altra parte, il rinvio del decreto riguardante il reddito di cittadinanza è stato dovuto proprio ad un lavoro di affinamento tecnico sul provvedimento, che ne consentirà l’estensione anche agli invalidi ed alle famiglie numerose. L’integrazione reddituale non potrà comunque superare le 780 euro al mese, mentre avrà una durata di 18 mesi prorogabile dopo un mese di pausa per successivi 18 mesi.

La Naspi ha invece validità per 24 mesi ed importo massimo di 1200/1300 euro a scalare (diminuendo ogni mese di mancata occupazione). Il motivo per il quale si è deciso di non rendere cumulabile Naspi e Reddito di cittadinanza consiste nella necessità di evitare che le misure di welfare si trasformino in un disincentivo alla ricerca di un nuovo lavoro.

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