Prostitute, da oggi partita Iva obbligatoria

Accade a Rimini, dove delle lucciole vengono invitate ad aprire la Partita Iva. Questo è da vedere come un passo per debellare il problema della prostituzione in strada, drammatica realtà di gran parte d'Italia.

Prostitute, da oggi partita Iva obbligatoria

RIMINI. Come sempre, il dibattito sulla legalizzazione della prostituzione torna a farsi sentire, soprattutto sulla riapertura delle case chiuse, in merito alla revisione della legge Merlin.  Uno degli argomenti preferiti dai sostenitori dell’autorizzazione alla vendita del proprio corpo consentita per legge  è certamente quello del recupero del gettito fiscale che potrebbe avvenire con la regolarizzazione della tantissime “prostitute,  oltre al colpo bassissimo che si potrebbe assestare al racket e allo sfruttamento di donne. Se sulla legalizzazione ancora non sono stati fatti passi in avanti sono state portate diverse proposte di legge che sono ancora ferme in Parlamento ma non sembra ci saranno novità per queste, ma sul lato fiscale si.

Non si tratta di un nuovo testo approvato dal Parlamento, ma della decisione delll’Erario di obbligare all’apertura di una partita Iva alcune prostitute di Rimini. E’ stata la sede locale dell’Agenzia delle Entrate a chiederlo. Probabimente, i risparmi delle escort in questione erano talmente elevati da convincere l’Agenzia delle Entrate a rivolgersi alle stesse obbligandole a mettersi in regola con i pagamenti fiscali, così da poter recuperare la parte dei guadagni spettante allo Stato.

L’invito delle Entrate si rifa a una sentenza datata 2010 della corte di Cassazione, secondo cui “il meretricio è soggetto a tassazione perché attività lecita”, naturalmente purché non in presenza di sfruttamento della prostituzione. Così, le prostitute hanno dovuto regolarizzare il proprio status, tramite l’avvio di un’attività legalmente e fiscalmente riconosciuta. Nella dicitura della partita Iva, il loro settore di occupazione viene iscritto alla categoria degli “altri servizi alla persona”. Ora, stando alle ricostruzioni, le interessate potrebbero fare ricorso, con la possibilità che la giurisprudenza si arricchisca di un’ulteriore pronuncia sul riconoscimento del “mestiere più antico del mondo”, quantomeno, come sta avvenendo, sul fronte tributario-fiscale.

Sicuramente questo è un passo per tornare a regolamentare questo abolendo la legge Merlin.

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