Boeri torna a parlare di pensioni introducendo l’idea di una pensione anticipata a 63 anni e 7 mesi di età con almeno 20 anni di contributi versati ed un importo minimo di 1500 euro maturato. La sua proposta va anche a toccare le pensioni superiori a 3500 euro e spera di ottenere un ricalcolo dei vitalizi.
Propone ancora la fine dei vantaggi che vanno dati ai dirigenti dei vari sindacati presenti in Italia. Ovviamente il tutto causa bufera e nessuno è contento: l’età pensionabile alta, la pensione d’oro non si abbassa e nessuna eliminazione di vantaggi di alcun tipo, insomma nessuno è disposto a fare dei sacrifici per la bella Italia caduta in rovina.
Chi va peggio è sicuramente l’operaio dipendente che solo a 63 anni e 7 mesi può godersi la vita ed i nipoti. Il presidente INPS dice che questo documento di ben 69 pagine ed intitolato “non per cassa ma per equità” sia necessario ed urgente ma da palazzo Chigi affermano che il tutto è stato rinviato perché, come dice il Ministero del Lavoro “Contributo utile ma socialmente costoso in quanto bisogna andare a mettere le mani nel portafoglio di milioni di pensionati”.
Altra proposta di Boeri contenuta in questo documento è il reddito minimo garantito a partire da 500 euro agli over 55 che non hanno ancora i requisiti pensionistici e che si trovano senza un lavoro. Questa voce è piaciuta a molti italiani, ma si è certi che sia una buona iniziativa? Tornando all’operaio precedentemente citato, che ha faticato una vita e si ritrova con appena 1000 euro di pensione e pochissime gioie vissute nella vita, poi si guarda attorno e vede il vicino di casa pigro che ha appena 55 anni ed un contributo mensile pari (o superiore) a 500 euro senza aver mai lavorato (o solo per poco tempo) e dopo essersi goduto a pieno la vita oziando.
Certo quanto si possa godere della vita oziando non è dato saperlo, ma il povero operaio ha dovuto rinunciare a molto per avere la pensioncina che si ritrova ad avere. Dei lavoratori precoci non si sa nulla al riguardo e non sembra esserci ancora voglia di cambiamento e desiderio di accontentare chi lavora da giovanissimo versando da sempre i contributi.