La commissione UE ha pubblicato i risultati relativi alle indagini sulla crescita italiana, che confermano le aspettative della vigilia: il rapporto tra deficit e il Pil, nel 2013, torna sotto la soglia del 3%, mentre per il 2014 si prevede di scendere al 2,5%. Questa è sicuramente una notizia positiva per i mercati, in quanto i risultati sono tali da consentire all’UE di chiudere la procedura di disavanzo eccessivo.
“La chiusura della procedura d’infrazione” afferma Fabrizio Saccomanni, neo Ministro dell’Economia “sarebbe un grande riconoscimento per l’Italia, a cui guardano con estrema attenzione i mercati finanziari e le agenzie di rating”. Inoltre, l’abbassamento del deficit potrebbe favorire la riduzione dello spread (oggi a 269 punti base) e del costo del debito pubblico.
Nonostante questi dati confortanti, i numeri in arrivo da Bruxelles non sono del tutto incoraggianti. Schizza infatti il debito pubblico, che sale a 131,4% nel 2013 e a 132,2 nel 2014, complice soprattutto il decreto dei pagamenti alle pmi, che scombina le stime di febbraio che lo davano al 128%.
Cresce anche la disoccupazione, che raggiungerà l’11.8% nel 2013 e il 12,2% nel 2014, anche se da Bruxelles affermano che, nel 2014, è attesa una “stabilizzazione”.