ROMA. Il prezzo del petrolio continua a salire. Infatti con l’inizio della nuova settimana i prezzi sono tornati in salita, sui massimi da 5 mesi a questa parte dopo che per un lungo periodo le indagini sull’attività del manifatturiero hanno mostrato una sostanziale ottima tenuta nell’area euro, a fronte di un grosso indebolimento dell’industria cinese.
Il barile di Brent, il greggio di riferimento del mare del Nord, ha segnato un picco di seduta a 67 dollari, successivamente si attesta a 66,80 dollari, in rialzo di 34 cents rispetto alla chiusura di venerdì scorso, 1 maggio.
Negli scambi elettronici sul New York Mercantile Exchange, il barile di West Texas Intermediate è salito di 21 cents a 59,36 dollari.
Il mercato degli ultimi mesi aveva dato una grande spinta ed incoraggiamento anche a chi aveva tentato di investire alcune risorse nel settore del greggio, tuttavia nell’ultimo periodo si vedevano alcuni segnali che avevano anticipato questa rapida escalation nel suo prezzo. Per ora i “danni” dati dall’innalzamento sono abbastanza contenuti, ma si teme in un aggravarsi della situazione con un rialzo improvviso che porterebbe a togliere dai nostri portafogli più soldi del previsto per la benzina della nostra macchina.
Per ora, in quanto il nostro barile di riferimento è in Europa, non c’è molto da temere. Tuttavia i più pessimisti ricordano di lunghi periodi di stabilità che hanno portato poi ad un picco di prezzo al barile altissimo. Per ora vi è una monitorizzazione molto attenta e si spera che il prezzo non salga all’estero, come in America o da parte degli stati arabi, che porterebbero il prezzo a livelli esorbitanti anche al nostro, dato che vi è una sorta di influenza a livello globale.
Fatto sta che il prezzo al barile in Europa rimane tra i più alti del mondo, e si sperava che il prezzo scendesse da un momento all’altro.