Pensioni Quota 100 e Reddito di cittadinanza, domande in calo: risparmi per tre miliardi di euro

Le ultime stime sulle richieste di accesso alle nuove pensioni flessibili e agli assegni di welfare registrano un rallentamento nell'invio delle pratiche: ecco perché e con quali conseguenze.

Pensioni Quota 100 e Reddito di cittadinanza, domande in calo: risparmi per tre miliardi di euro

Le nuove valutazioni in arrivo sulle domande di accesso alle pensioni anticipate, tramite Quota 100 e al reddito di cittadinanza, indicano l’emergere di risparmi sempre più concreti rispetto alle previsioni di spesa iniziali. La questione del rallentamento nell’invio delle richieste appare fondamentale sia rispetto alla sostenibilità della misura, sia in merito all’impiego delle risorse accantonate.

Sui risparmi, qualora risulteranno effettivi, si aprirà quindi una nuova discussione riguardante il potenziale utilizzo, posto che negli ultimi giorni sono già emerse le prime indicazioni in merito alle intenzioni di impiego. Un elemento che rischia di riaccendere non solo la discussione politica sul welfare, ma anche le discussioni interne alla maggioranza giallo – verde.

Le ultime stime

Entrando nel merito degli ultimi dati diffusi sul reddito di cittadinanza, le stime prudenziali indicano circa un miliardo di euro di spesa in meno rispetto alle ipotesi iniziali. I dati giungono dall’Inps e dal Ministero del Lavoro, i quali indicano che alla fine del periodo in osservazione non si arriverà a toccare la soglia di circa un milione e mezzo di richieste accolte. Per il momento si è arrivati a superare di poco il milione di unità, con un tasso di respingimento che arriva a toccare circa il 25%.

Con questi presupposti, è quindi evidente che non si arriverà a toccare il tetto di spesa dei 5,6 miliardi di euro ipotizzati inizialmente per gli assegni di welfare (il dato è riferito all’anno in corso). Un fenomeno simile si registra anche per la nuove pensioni flessibili, ed in particolare per le domande riguardanti l’accesso alla c.d. Quota 100. La misura di flessibilità prevede l’uscita dal lavoro a partire dai 62 anni di età e dai 38 anni di contribuzione e prevedeva l’impiego di circa 4,7 miliardi di euro.

Al momento i dati registrano circa 124mila domande inoltrate all’Inps, contro stime per circa 279mila pratiche entro la fine dell’anno. In questo caso il tasso di respingimento stimato si ferma invece al 15%, mentre sull’effettiva data di quiescenza bisogna tenere presente anche l’applicazione delle finestre trimestrali (da tenere presente che quella iniziale è di natura semestrale per il pubblico impiego). Ecco quindi che i risparmi complessivi rispetto alle stime iniziali potrebbero facilmente arrivare a toccare i 2 o 3 miliardi di euro: risorse che a questo punto potrebbero rientrare nella discussione politica, nel caso in cui risulteranno effettivamente accantonate e non utilizzate.

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