Nel tessuto socio-economico italiano, il dibattito sulle pensioni e il loro futuro si intreccia strettamente con le prospettive dei giovani lavoratori, delineando uno scenario previdenziale che solleva interrogativi e stimola riflessioni. L’ultima puntata del podcast Soldi, realizzato da Affari&Finanza in collaborazione con Moneyfarm e Smileconomy, getta luce su un argomento di rilevante attualità: la preparazione al futuro pensionistico fin dall’inizio della carriera lavorativa.
Attraverso un’analisi dettagliata, Moneyfarm e Smileconomy hanno presentato un caso di studio che coinvolge otto profili di lavoratori italiani, simboleggianti la diversità generazionale nel mondo del lavoro. Questi profili, che rappresentano complessivamente 3,2 milioni di cittadini, includono individui che nel 2024 raggiungeranno le soglie dei 30, 40, 50 e 60 anni, e si proiettano verso la pensione tra il 2031 e il 2062. La ricerca assume un percorso lavorativo continuativo dall’età di 25 anni fino al pensionamento, un’ipotesi ottimistica che sottolinea la volatilità delle condizioni previdenziali attuali.
I risultati dello studio evidenziano una realtà preoccupante: per oltre la metà degli occupati nelle fasce d’età analizzate, l’età pensionabile oscillerà tra i 65 anni e 6 mesi e i 68 anni, con un’incidenza significativa sulle pensioni future. Le stime indicano che l’assegno medio netto mensile varierà dagli 881 euro per le donne cinquantenni ai 1.282 euro per gli uomini sessantenni, con una media di 1.125 euro netti mensili per tutti gli otto profili considerati.
Particolarmente allarmante è il calo del tasso di sostituzione, che misura la percentuale dell’ultimo stipendio coperta dalla pensione. Per le nuove generazioni, questo tasso crolla drasticamente, passando dal 66% per chi oggi ha 60 anni al 46% per le donne che nel 2024 avranno 30 anni. Questo dato sottolinea un netto distacco dall’obiettivo storico di mantenere l’80% dello stipendio alla pensione, evidenziando un futuro previdenziale incerto per i giovani lavoratori.
Nonostante questo scenario, l’adozione di soluzioni integrative alla pensione tradizionale rimane ancora poco diffusa. Solo il 19% dei cittadini inclusi nello studio ha sottoscritto un fondo pensione, un dato che lascia intravedere ampi margini di miglioramento nella preparazione al futuro pensionistico.