Pensioni opzione donna, il CODS verso la class action per le lavoratrici ex ipost

Dal CODS si evidenzia la delicata situazione delle lavoratrici ex ipost, attualmente senza redditi da lavoro e senza assegno pensionistico per colpa delle pratiche attualmente in stallo presso l’Inps.

Pensioni opzione donna, il CODS verso la class action per le lavoratrici ex ipost

Le pensioni anticipate tramite opzione donna, recentemente prorogate con l’ultima manovra, continuano a far discutere. Tra le vicende che stanno facendo più discutere negli ultimi giorni si rileva, infatti, il caso particolare delle lavoratrici ex ipost, che attualmente si trovano a restare relegate in una situazione d’ambiguità per via delle proprie domande di quiescenza poste in fase di stand by.

Nella pratica, queste contribuenti sono rimaste senza reddito da lavoro ed al contempo senza il proprio assegno pensionistico, in tutta evidenza fondamentale per il proprio sostentamento. Un caso non nuovo ma che fa discutere visto l’evidente paradosso della situazione.

Il caso delle ex ipost. Le ultime novità dal CODS sull’opzione donna

La questione è stata affrontata a più riprese dall’amministratrice del Comitato Opzione Donna Social, Orietta Armiliato, che ha evidenziato la problematica attraverso una serie di post di denuncia. In particolare, è stata pubblicata nella bacheca del gruppo una risposta data dall’Inps ad una lavoratrice, in grado di evidenziare le motivazioni alla base dello stallo.

Il problema deriverebbe da problemi legati all’area dell’information technology, cioè il settore informatico dell’Inps. I sistemi non sarebbero infatti stati aggiornati, pertanto i nuovi programmi non risultano in grado di elaborare le richieste. Una questione che può apparire paradossale, ma che avrebbe trovato conferma all’interno delle stesse comunicazioni Inps.

All’interno di una lettera ripresa dal CODS e indirizzata ad una lavoratrice dall’istituto pubblico di previdenza si legge infatti che “le pensioni contributive opzione donna art 4/2019 sono ferme (tutte) in attesa dell’aggiornamento dei programmi”. La replica del Comitato non si è comunque fatta attendere, visto che le lavoratrici si dicono pronte a far valere i propri diritti in ogni sede e quindi anche per le vie legali, tramite un’azione di class action.

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