Le pensioni anticipate tramite opzione donna potrebbero continuare a beneficiare dei medesimi requisiti di accesso anche con la proroga prevista nella legge di bilancio 2022. Lo scalino paventato nelle prime bozze della manovra è in via di neutralizzazione, confermando gli attuali criteri anagrafici.
Sulla questione si era accesa negli ultimi giorni una forte dialettica, considerando che i criteri previsti dal governo vedevano innalzare il vincolo dagli attuali 58 anni (59 anni per le autonome) a 60 anni (61 anni per le autonome). La parola finale spetterà come sempre al Parlamento, ma il ripensamento fa ben sperare rispetto a una conferma dell’opzione nella sua versione attuale.
Pensioni anticipate 2022: l’opzione donna continua a prevedere il ricalcolo interamente contributivo
Lo stralcio dell’innalzamento del criterio anagrafico per la fruizione della pensione anticipata tramite opzione donna appare come un passaggio quasi obbligato, considerando diversi fattori. Da un lato, l’esiguità delle risorse necessarie a sterilizzare l’ipotesi dell’aumento fa certamente propendere verso un ripensamento, anche considerando la natura del meccanismo di prepensionamento.
Infatti, dall’altro lato occorre considerare le forti penalizzazioni e i risparmi di lungo termine in favore dell’Inps per coloro che accettano il pensionamento tramite questo meccanismo di uscita dal lavoro. La scelta è infatti irreversibile e tramite OD le donne accettano un pesante ricalcolo al ribasso della pensione, con perdite che possono arrivare a toccare il 20% o 30%. In aggiunta, per ricevere il primo assegno è necessario attendere una finestra di accesso di 12 mesi, che si estende a 18 mesi per le lavoratrici autonome.
Il pressing dei sindacati e di diverse formazioni politiche interne alla maggioranza avrebbe quindi fatto desistere l’esecutivo dall’incremento dei requisiti anagrafici di accesso all’OD. L’idea dello scalino rischia di risultare controproducente tanto dal punto di vista pratico, quanto da quello politico. Nel frattempo si studia la possibilità di estendere l’opzione donna a tutti i lavoratori come un meccanismo generale di entrata nell’Inps. Un’idea che proprio in virtù del ricalcolo contributivo puro garantirebbe costi meno pensanti per i conti pubblici e maggiore equità all’interno del sistema previdenziale.