Pensioni: in Francia 36 giorni di sciopero contro la riforma del sistema

Le tensioni nel Paese transalpino non accennano a diminuire, nonostante le aperture del governo: si cerca un accordo con i sindacati sull’età di uscita dal lavoro dai 64 anni.

Pensioni: in Francia 36 giorni di sciopero contro la riforma del sistema

In Francia prosegue lo scontro tra governo e sindacati per la ricerca di un accordo sulla riforma delle pensioni che al momento appare ancora lontano. A pesare sulle possibilità di una stretta di mano tra le parti sono le distanze sull’età di accesso alla pensione, una questione cardine sulla quale nessuno vuole cedere e che comporta la prosecuzione della situazione di stallo.

La riforma del sistema pensionistico prevede infatti che l’età cardine di accesso alla pensione passi dai 62 ai 64 anni, con un ricalcolo dell’assegno in base ad un sistema a punti. Questo significa che sotto la soglia indicata come ordinaria per l’accesso alla quiescenza, non sarà possibile percepire un assegno pieno. Un punto che il primo sindacato francese (CFDT) non si dice pronto ad accettare.

Per il governo l’obiettivo resta quello di trovare delle soluzioni che permettano agli assegni di essere sostenibili nel tempo e pertanto qualsiasi intervento sull’età cardine delle pensioni dovrebbe rispondere a tale logica. Tenendo presente ciò, “se ci fossero delle soluzioni diverse che consentirebbero al sistema di essere sostenibile le prenderemmo”, ha spiegato il ministro del Lavoro, Muriel Pénicaud.

Sulla riforma delle pensioni i francesi proseguono con lo sciopero ad oltranza

La distanza tra le diverse controparti che animano il confronto continua così a prendere forma tanto nei palazzi istituzionali quanto per le strade della Francia. Il Paese ha visto concretizzarsi ben 36 giorni di scioperi, dando forma ad una delle mobilitazioni più lunghe dal dopoguerra. Le proteste non si fermano e proseguiranno con due grandi manifestazioni.

La prima prenderà luogo oggi 9 gennaio, organizzata da tutte le principali sigle sindacali (CGT, O, CFE-CGC, Solidaires, FSU). La seconda punta ad avere un riverbero altrettanto importante il prossimo 11 gennaio 2020. Sullo sfondo premono le scadenze per la chiusura di un accordo, visto che entro il prossimo 24 gennaio il Consiglio dei Ministri dovrà esprimersi in via definitiva sulla questione, mentre per il 17 febbraio è atteso il passaggio parlamentare utile al fine di rendere definitiva la riforma prima della prossima estate.

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