Pensioni flessibili e LdB 2019, non si pensa solo alla quota 100: ecco il focus sulla quota 41

Sulle pensioni i lavoratori precoci sono in attesa di risposte in merito alla quota 41, ovvero alla possibilità di ottenere l'agognata quiescenza senza dover raggiungere alcun requisito anagrafico.

Pensioni flessibili e LdB 2019, non si pensa solo alla quota 100: ecco il focus sulla quota 41

Il recente dibattito sulla riforma previdenziale da attuare con la prossima legge di bilancio ha visto sinora protagonista la Quota 100, che al momento sembra l’ipotesi sulla quale si stanno concentrando le elaborazioni del Governo. Un’opzione che effettivamente consentirebbe a molti lavoratori di anticipare l’uscita dal lavoro di almeno tre anni rispetto alla pensione di vecchiaia, tenendo in considerazione come base di partenza la maturazione dei 64 anni di età.

Ma se per alcuni un simile meccanismo potrebbe risultare efficace al fine di anticipare il diritto all’assegno ordinario, sono in particolare i lavoratori precoci a rischiare di essere tagliati fuori dalla nuova flessibilità, perlomeno nel breve periodo. Rimandare l’attuazione della quota 41 alla Manovra successiva significherebbe infatti far passare un altro anno prima di poter garantire uno strumento di uscita a chi ha maturato oltre quattro decenni di versamenti sulle proprie spalle (e nonostante ciò non riesce a maturare il diritto di pensionamento a causa della rigidità dei requisiti di ingresso nell’Inps).

Pensioni anticipate e lavoratori precoci: le ipotesi vanno dai 41 ai 42 anni di contribuzione

Stante la situazione, al momento sembra poco probabile che il Governo darà il via libera alla quota 41 assieme alla quota 100 con la prossima legge di bilancio. Oltre a ciò, non pare esserci certezza nemmeno su quale sarà l’effettivo requisito contributivo da maturare con la nuova opzione di uscita secondo l’anzianità di versamento. Nel corso delle ultime settimane si sono susseguite infatti diverse indiscrezioni che hanno visto crescere il requisito dell’anzianità contributiva al fine di garantire la tenuta dei conti.

Così, si è passati dalla quota 41 alla 41 e mezzo, mentre in altri casi si è parlato addirittura di una quota 42. Una versione che risulterebbe un compromesso rispetto alle esigenze di bilancio, ma che accorcia ulteriormente il beneficio, ponendo non pochi dubbi sulla contestuale penalizzazione data da un ricalcolo parzialmente contributivo.

L’insieme dei vincoli diventerebbe per alcuni eccessivamente oneroso da sopportare. D’altra parte, il requisito per la pensione anticipata a partire dal 2019 salirà a 43 anni e 3 mesi per gli uomini (un anno in meno per le donne), in virtù dell’applicazione dell’adeguamento all’aspettativa di vita. A dimostrazione che la strada per flessibilizzare il sistema pensionistico e far ripartire il turn over è ancora in salita, oltre che piena di ostacoli.

Continua a leggere su Fidelity News