Pensioni flessibili e LdB 2019: le due ipotesi per superare la legge Fornero

Entro settembre il Governo darà forma all'avvio della nuova riforma pensionistica da inserire all'interno della legge di bilancio 2019; i tecnici sono al lavoro sulle simulazioni, le prossime settimane saranno decisive per la composizione dei provvedimenti.

Pensioni flessibili e LdB 2019: le due ipotesi per superare la legge Fornero

Le poche settimane che ci separano dalla ripresa dei lavori parlamentari, fissata per il mese di settembre, sono decisive al fine di comporre i provvedimenti di riforma previdenziale da inserire all’interno della legge di bilancio 2019. L’esecutivo ha promesso di superare la legge Fornero durante la campagna elettorale e attraverso il contratto di Governo, ma le dichiarazioni che si sono susseguite di recente hanno chiarito che la quadra tra sostenibilità dei conti pubblici e flessibilizzazione delle regole di uscita dal lavoro non sarebbe ancora stata trovata.

Anche per questo non appare semplice fare il punto della situazione in merito alle opzioni che diventeranno disponibili per dare vita al post – Fornero. La staffetta tra propositi attendisti e annunci di superamento del problema ha finora reso evidente che un segnale di discontinuità sarà dato, ma per assistere ad un vero allentamento generalizzato dei requisiti bisognerà attendere l’intera legislatura.

Le due ipotesi sulle quali i tecnici dell’esecutivo stanno effettuando le simulazioni

Stante la situazione appena delineata, al momento il capitolo pensionistico giallo verde sembra basare i propri intenti d’intervento su di una doppia ipotesi di uscita d’anzianità. Nel prio caso si parla dell’ormai nota quota 100 (con vincolo dai 64 anni di età), per una proiezione di costo stimata tra i 4 ed i 14 miliardi (a secondo del ricorso a parametri più o meno restrittivi). La seconda opzione in fase di valutazione è invece rappresentata da un’uscita puramente contributiva (quindi senza vincoli anagrafici), che verrebbe fissata attorno ai 42 anni di contribuzione.

Una soluzione, quest’ultima, che offrirebbe almeno un anno e tre mesi di “sconto”, visto che a partire dal prossimo anno l’uscita anticipata sarà garantita con 43 anni e 3 mesi di versamenti (un anno in meno per le donne). Un’eventualità che però si discosterebbe dalle ipotesi iniziali di riforma, visto che la prima proposta leghista prevedeva 41 anni di anzianità (divenuti poi 41 anni e mezzo).

Gli altri provvedimenti allo studio sulle pensioni

Al fianco di queste due opzioni si posizionano poi altri interventi di welfare previdenziale e di correzione del sistema, miranti a creare maggiore equità tra i lavoratori e pensionati. È il caso del taglio alle pensioni d’oro, che non è però destinato a rientrare in modo specifico nella legge di bilancio 2019 (visto che sarà oggetto di un provvedimento a parte). In questo caso si parla di un taglio modulare sulle pensioni superiori alle 4mila euro, con un meccanismo di calcolo che dipenderà dall’età di pensionamento, dai contributi effettivamente versati e dal reddito.

Le risorse così raccolte saranno quindi destinate all’adeguamento degli assegni più bassi fino a 780,00 euro al mese, tramite il reddito o la pensione di cittadinanza. Anche su questo fronte sono ovviamente in corso delle simulazioni, alle quali dovrà comunque seguire un’ipotesi attuativa nella prima parte di settembre.

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