Pensioni flessibili 2019: il Governo apre a modifiche su quota 100, APE social e Opzione Donna

Terminato il tavolo negoziale di ieri con i sindacati l’esecutivo pensa ai nuovi interventi di modifica per ampliare la portata delle pensioni flessibili: oltre alla quota 100 si studia una revisione dell’APE sociale e si confermano gli stanziamenti per l’OD.

Pensioni flessibili 2019: il Governo apre a modifiche su quota 100, APE social e Opzione Donna

Dopo una fase di stallo nelle trattative proseguita per settimane riprende il confronto tra Governo e sindacati, con importanti implicazioni per quanto concerne la flessibilità previdenziale. La nuova riforma delle pensioni prevista con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del cosiddetto “decretone” è alla prova del Parlamento e proprio in questa occasione la maggioranza potrebbe intervenire con delle ulteriori modifiche.

Le parti sociali sono ben consapevoli della situazione e da tempo risultano in pressing sull’esecutivo per ampliare la portata delle nuove iniziative di flessibilizzazione dell’accesso alla pensione. D’altra parte, la questione dovrà in ogni caso confrontarsi con il nodo delle coperture, visto che secondo le indicazioni fornite dai tecnici la sola quota 100 ha richiesto stanziamenti all’interno della legge di bilancio 2019 per 22 miliardi di euro (con un bacino potenziale di circa un milione di lavoratori).

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Per quanto concerne le misure allo studio al fine di ampliare ulteriormente la portata della nuova riforma pensionistica, si parte dalla quota 100 e da un possibile abbassamento del requisito anagrafico (attualmente fissato ai 62 anni di età). Il Governo avrebbe allo studio anche un’agevolazione pensata per colmare le differenze di genere, consistente in un bonus sul parametro contributivo (fissato attualmente a 38 anni) di un anno per ogni figlio con un tetto massimo di due anni, che potrebbe così abbassare il vincolo per le mamme fino a 36 anni di versamenti.

Per l’anticipo pensionistico di stampo sociale (conosciuto anche come APE social) la maggioranza starebbe pensando ad una valutazione tecnica ed economica rispetto ad un emendamento in grado di rivedere i criteri di accesso (attualmente fissati a 63 anni di età ed a 30-36 anni di versamenti, in base alla specifica situazione di disagio). Anche in questo caso, l’obiettivo sarebbe quello di ampliare ulteriormente la platea.

Infine, per quanto concerne l’opzione donna il Governo conferma il rifinanziamento dell’operazione per 250 milioni di euro il primo anno, 395 milioni il secondo e 297 milioni di euro il terzo. Resta inoltre implicito l’obiettivo di garantire una maggiore flessibilità di lungo termine per tutti i lavoratori avviando la cosiddetta quota 41, un impegno che richiede però il reperimento di risorse importanti per poter essere confermato nel corso della legislatura.

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