Pensioni, ecco l’impatto negativo di Covid-19 sui futuri assegni

Le proiezioni sull’impatto del Coronavirus per i futuri assegni previdenziali mettono in evidenza i riverberi della crisi tramite la possibile revisione dei coefficienti di conversione in rendita.

Pensioni, ecco l’impatto negativo di Covid-19 sui futuri assegni

Con lo sviluppo della crisi dovuta al Coronavirus un impatto indiretto potrebbe concretizzarsi anche sul futuro valore degli assegni previdenziali. È quanto emerge da un’analisi della stampa finanziaria, che anticipa in che modo potrebbe concretizzarsi un mini taglio sui prossimi assegni per via della mancata crescita del Pil.

Secondo le simulazioni effettuate ad opera del Sole 24 Ore, una persona iscritta all’Inps a partire dai 25 anni di età e con una retribuzione iniziale lorda corrispondente a 15mila euro e di 30mila all’uscita dal lavoro dovrebbe percepire una pensione annua dai 20 ai 23mila euro. Ma in caso di riduzione del 10% del Pil a causa del Covid-19, lo stesso importo potrebbe ridursi dal 4 al 5%.

Ovviamente a oggi non è possibile effettuare un calcolo preciso al riguardo, ma bisogna tenere conto che i coefficienti di conversione in rendita si modificano nel tempo, andando non solo ad adeguare il parametro anagrafico, ma tenendo conto anche della (mancata) crescita del prodotto interno lordo.

Pensioni e sistema contributivo puro: serve rilanciare la previdenza integrativa

Stante quanto appena evidenziato, proprio per il peculiare meccanismo di funzionamento del sistema contributivo puro e per il crescente divario che si verrà a creare tra ultimo stipendio e primo assegno pensionistico emerge l’urgenza di rilanciare la previdenza integrativa. La pensione di scorta appare infatti importante per chi è iscritto al sistema contributivo misto, ma nel contributivo puro il secondo pilastro diventa addirittura fondamentale.

In tal senso, la rottamazione del sistema informativo legato alla cosiddetta busta arancione non ha certo giocato a favore dei lavoratori, che attualmente non possono fare riferimento a sistemi di calcolo pubblici precisi per poter stimare a quanto corrisponderà il proprio assegno previdenziale a fine carriera. Su questo punto l’Italia resta in una posizione arretrata rispetto a molti partner europei, dove esistono sistemi di calcolo integrati tra pubblico e privato. Si pensi, ad esempio, a realtà come la Danimarca, il Belgio, l’Olanda o la Svezia.

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