Pensioni, ecco i requisiti dell’uscita di vecchiaia per il 2018 ed il 2019

Rispetto ai possibili interventi in arrivo con la legge di bilancio 2019 le pensioni di vecchiaia prevedono attualmente la quiescenza con 66 anni e 7 mesi di età e 20 anni di contribuzione.

Pensioni, ecco i requisiti dell’uscita di vecchiaia per il 2018 ed il 2019

Comprendere la discussione sulla flessibilità previdenziale e le proposte riguardanti i nuovi meccanismi a quote implica innanzitutto conoscere quali siano i perimetri di accesso all’Inps con la pensione di vecchiaia nell’anno in corso e nel 2019, quando si verificheranno nuovi aumenti a causa dell’aspettativa di vita.

Maturare i requisiti utili di pensionamento nel 2018 secondo l’uscita di vecchiaia significa infatti aver raggiunto almeno 66 anni e 7 mesi di età e un montante contributivo non inferiore ai 20 anni di versamenti. Quest’ultimi possono essere accreditati a qualsiasi titolo, pertanto non risultano barriere ostative in tal senso per coloro che si trovano nel sistema misto.

Più complicata appare invece la situazione dei lavoratori che hanno iniziato a lavorare nel 1996. In questo caso il sistema contributivo puro prevede anche un vincolo riguardante l’importo del futuro assegno, che non potrà risultare inferiore ad una volta e mezzo la pensione sociale. Per l’anno in corso si tratta quindi di circa 680,00 euro mensili. In alternativa, per chi si trova nel contributivo puro è possibile ottenere la quiescenza con 70 anni e 7 mesi di età e 5 anni di versamenti, indipendentemente dall’importo dell’assegno.

Come cambieranno i requisiti di pensionamento dal 2019

Dal prossimo anno ci sarà invece un aggravio dei requisiti utili per ottenere la quiescenza, dovuto all’applicazione dell’adeguamento all’aspettativa di vita. Il meccanismo è già deciso e confermato, visto che risulta implementato all’interno della legge di bilancio 2018. I nuovi requisiti di uscita per la pensione di vecchiaia prevedono la maturazione di un’età non inferiore ai 67 anni, mentre resta identico il criterio contributivo. Chi si trova nel sistema puro e non matura l’importo minimo dovrà invece attendere 71 anni (sempre con almeno 5 anni di versamenti).

La nuova flessibilità previdenziale allo studio del Governo dovrebbe invece consentire l’uscita “a sconto” rispetto ai requisiti appena elencati, a partire dai 64 anni di età (e 36 anni di versamenti) con la quota 100, oppure alla maturazione dei 41-42 anni di contribuzione per la nuova quota 42. Al momento non risultano invece in corso di studio interventi per neutralizzare o alleggerire l’applicazione dei nuovi adeguamenti all’aspettativa di vita.

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