Pensioni e rendite previdenziali: l’esodo in Portogallo per sfuggire al peso delle tasse

La nazione portoghese attira sempre più pensionati grazie ad una serie di condizioni territoriali e amministrative che risultano difficilmente presenti altrove: ecco perché rappresenta un’ipotesi così interessante per chi percepisce una pensione.

Pensioni e rendite previdenziali: l’esodo in Portogallo per sfuggire al peso delle tasse

Mollare tutto e trasferirsi in Portogallo per percepire la propria pensione? È un’ipotesi che hanno preso in considerazione moltissimi pensionati europei negli scorsi anni. La questione può apparire facilmente esplicabile se si considerano alcuni punti forti che il Paese lusitano può vantare rispetto ai propri partner europei.

Il primo è certamente quello del basso costo della vita. Lisbona è infatti una delle capitali meno costose nel continente, pur potendo vantare servizi di livello europeo. Lo stesso vale per molte altre città del Paese, come ad esempio Porto, mentre per chi preferisce la natura e le spiagge incontaminate c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ma la questione climatica e turistica spiega solo parzialmente perché molti pensionati europei, tra cui tanti italiani, stiano guardando con interesse alla situazione portoghese. Il boom dei trasferimenti è infatti legato al fisco, vista l’esenzione decennale dal pagamento delle imposte sulle pensioni e sulle rendite di natura previdenziale.

I vincoli da rispettare per incassare la pensione esentasse in Portogallo

Chi desidera valutare un trasferimento dovrà prestare particolare attenzione a quanto prevede la legge, a partire dall’effettivo obbligo di trasferire la propria residenza per un periodo effettivo di almeno 183 giorni l’anno. Al pensionato sarà richiesta inoltre l’iscrizione all’AIRE, mentre in molti casi è considerata una buona pratica l’aver chiuso conti correnti e liquidato eventuali proprietà immobiliari.

Da notare che, grazie alla recente legge di bilancio 2019, una simile situazione di vantaggio esiste anche in Italia per coloro che desiderano trasferirsi nel nostro Paese vantando una rendita previdenziale estera. Il provvedimento consente una tassazione secca del 7% purché si prenda la residenza in un Comune con massimo 20mila abitanti del Sud Italia o delle isole. L’imposta sostitutiva dell’Irpef è valida per cinque anni e comprende anche un’esenzione dall’imposta di bolla dei prodotti finanziari detenuti all’estero.

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