Pensioni e manovra 2022: lavoratori precoci ancora in attesa

Le pensioni anticipate dei lavoratori precoci non vedranno nuovi interventi tramite la legge di bilancio 2022: la quota 41 resta fuori dal perimetro, si attende la vera riforma nel 2023.

Pensioni e manovra 2022: lavoratori precoci ancora in attesa

Le pensioni anticipate per lavoratori precoci potrebbero dover attendere un altro anno per la programmazione d’interventi in grado di cambiare le regole di accesso all’Inps. Negli ultimi giorni è terminata l’ultima finestra utile per poter chiedere la quota 41 nel corso del 2021. Si slitta ora al 2022, ma senza stravolgimenti nelle regole di fruizione della tutela. La platea dei potenziali beneficiari sembra infatti destinata a restare la stessa, sebbene le maglie potrebbero allargarsi per i potenziali percettori dell’Ape sociale (che opera su criteri similari).

Di fatto, la legge di bilancio 2022 è ancora in discussione e va verso la conferma delle misure attualmente in corso. La quota 100 dovrebbe essere sostituita in senso peggiorativo dalla quota 102, mentre l’anticipo pensionistico sociale vede un intervento in corso sulla lista dei lavori gravosi e usuranti che garantiscono la tutela previdenziale. Resta scontato il mancato allargamento della quota 41 a tutti i lavoratori. Un intervento considerato al momento come eccessivamente costoso, perlomeno nei termini della finanziaria in corso di chiusura.

Pensioni e legge di bilancio 2022: i criteri della quota 41 vanno verso la conferma della situazione attuale

Con queste premesse, si va verso una conferma degli attuali criteri utili per accedere alle pensioni anticipate tramite quota 41. I requisiti di legge ne permettono l’ingresso a tutti coloro che hanno acquisito 41 anni di versamenti con almeno 12 mesi entro il compimento dei primi 19 anni di età. Allo stesso tempo è indispensabile rientrare all’interno di una delle quattro categorie indicate dalla legge.

Possono beneficiare della misura i disoccupati di lungo termine che hanno esaurito da almeno 3 mesi la Naspi o un’altra indennità equivalente. I caregiver che assistono da almeno 6 mesi un coniuge con handicap grave. Gli invalidi civili con almeno il 74% di riduzione della capacità lavorativa e gli addetti ai lavori gravosi o usuranti. Su quest’ultimo punto si è innescata una diatriba proprio per quanto concerne l’approvazione della legge di bilancio 2022.

In sede di discussione parlamentare saranno infatti verificati diversi emendamenti legati alla possibilità di estendere la quota 41 alle nuove categorie di attività gravose suggerite per l’accesso all’Ape sociale. Una eventualità che al momento resta difficilmente realizzabile, proprio a causa della mancanza di coperture.

Continua a leggere su Fidelity News