Pensioni e Aspettativa di Vita: ecco quanto si può perdere ad uscire dal lavoro nel 2019

Il prossimo anno scatterà il nuovo adeguamento all'aspettativa di vita, con una riduzione degli importi versati in favore dei pensionati. La UIL denuncia la penalizzazione dei lavoratori.

Pensioni e Aspettativa di Vita: ecco quanto si può perdere ad uscire dal lavoro nel 2019

Mentre il tema delle pensioni continua a restare uno degli argomenti più caldi dell’attuale dibattito politico, indipendentemente dalle nuove riforme per il prossimo anno si prospettano importanti cambiamenti per chi si troverà ad andare in quiescenza. Infatti, il previsto adeguamento ai criteri dell’aspettativa di vita non incrementerà solo i requisiti anagrafici e contributivi di uscita dal lavoro (di cinque mensilità), ma andrà anche a ritoccare al ribasso gli importi degli assegni.

Proprio su quest’ultimo fattore è arrivata recentemente una nuova presa di posizione del Segretario Confederale UIL Domenico Proietti, il quale ha puntato il dito contro il funzionamento degli attuali coefficienti di conversione del montante in rendita. Elementi che risultano la causa “di un’oggettiva penalizzazione” per le persone che si troveranno ad accedere all’Inps a cavallo tra il 2018 ed il 2019.

Per cercare di spiegare in che modo cambieranno gli assegni a partire dal prossimo gennaio, il sindacalista fa un esempio concreto, evidenziando che un lavoratore sessantasettenne si vedrà ridurre l’importo del proprio assegno previdenziale lordo di 268,00 euro rispetto ad un proprio collega che invece riuscirà a maturare i requisiti di uscita alla fine del 2018.

Un meccanismo evidentemente iniquo e che dovrebbe invece essere ricalibrato attraverso dei coefficienti parametrati alle diverse coorti anagrafiche, in modo da calcolare per ciascuna età il giusto parametro ed arrivando così ad una salvaguardia dell’etica di base del sistema pensionistico contributivo, cioè favorire chi decide di restare più a lungo nel mondo del lavoro.

Al momento, così non appare. Nonostante le premesse teoriche sul funzionamento del calcolo contributivo, dal prossimo anno scatteranno infatti i nuovi coefficienti (adeguati al ribasso), con la conseguenza che un lavoratore in età avanzata si vedrebbe ridurre l’assegno qualora decidesse di fermarsi più a lungo nel mondo del lavoro. Un evidente paradosso che attende di essere sanato e che richiede un concreto ripensamento del meccanismo generale di funzionamento del comparto previdenziale.

Continua a leggere su Fidelity News