Pensioni d’oro, la maggioranza trova l’accordo: ecco come sarà il taglio

Le due anime del Governo giallo - verde raggiungono un accordo sul taglio alle pensioni d'oro: saranno toccati gli assegni che superano le 4.500 euro nette.

Pensioni d’oro, la maggioranza trova l’accordo: ecco come sarà il taglio

Dal capitolo della nuova riforma previdenziale arriva un importante aggiornamento in merito alla delicata questione del taglio agli assegni d’oro. Un argomento che è stato oggetto di un’accesa discussione non solo tra Governo e Opposizione, ma anche all’interno dello stesso esecutivo. Nonostante i diversi strappi e le distanze dimostrate nelle scorse settimane, sembra che la quadra sia stata finalmente trovata a partire dall’importo degli emolumenti che risulteranno oggetto di un taglio.

Si parte infatti dagli assegni che superano le 4500,00 euro nette al mese, mentre riguardo la scadenza d’attuazione bisogna considerare che la misura dovrebbe risultare operativa già a partire da gennaio 2019. I tempi restano quindi piuttosto stretti, tanto che la proposta di legge parte in anticipo rispetto alla Manovra ed è stata già depositata presso la Commissione lavoro della Camera. La sua verifica parlamentare potrà quindi iniziare nella prossima settimana.

Taglio agli assegni più alti: ecco come potrebbe funzionare

Partendo dalle ultime informazioni rese disponibili riguardo il provvedimento, il nuovo taglio alle pensioni, ai vitalizi e più genericamente agli assegni d’oro prenderà forma attraverso un meccanismo di ricalcolo contributivo (ovviamente della parte retributiva) per chi percepisce emolumenti superiori alle 90mila euro lorde annue. Un importante cambio di passo soprattutto se si tiene in considerazione che l’ultima versione del provvedimento disponibile in precedenza prevedeva l’impiego di una formula matematica slegata dall’effettiva storia contributiva del pensionato.

Rimangono però in essere i dubbi relativi a tutte quelle pensioni per le quali non è possibile ricostruire con precisione l’intera storia contributiva del lavoratore. Una condizione che potrebbe creare non poche problematiche alla sostenibilità del provvedimento davanti agli inevitabili ricorsi che prenderanno luogo presso la Corte Costituzionale.

Resta, invece, immutato il proposito di reindirizzare le risorse raccolte verso le persone che al momento risultano vivere situazioni di maggiore disagio economico, ad esempio attraverso il finanziamento del reddito e delle pensioni di cittadinanza. Provvedimenti che risultano anch’essi all’interno del contratto di Governo e che puntano a garantire una quota minima di almeno 780 euro al mese ai potenziali beneficiari.

 

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