Pensioni complementari: solo il 31,4% dei lavoratori ha una copertura

In un contesto nel quale la pensione erogata dall’Inps diventa sempre più lontana e meno pesante, la previdenza complementare può giocare un ruolo chiave per offrire un sostegno durante la vecchiaia.

Pensioni complementari: solo il 31,4% dei lavoratori ha una copertura

La previdenza complementare continua a crescere, ma il dato relativo ai nuovi iscritti sottolinea un processo di sviluppo ancora piuttosto lento del comparto, corrispondente al +4% rispetto all’anno precedente. Lo evidenzia la Covip all’interno di un recente dossier, all’interno del quale emerge una crescita graduale del settore.

I dati in via di miglioramento non riguardano solo i nuovi iscritti, ma anche l’assetto organizzativo del sistema, che negli ultimi vent’anni ha visto una progressiva razionalizzazione. Al termine del 2019, i fondi pensione attivi in Italia risultano 380, mentre 20 anni fa erano quasi il doppio (toccando le 739 unità).

Si tratta di un’evidenza statistica tramite la quale diventa palese il trend verso lo sviluppo di una maggiore efficienza nel comparto. Quest’ultimo sta diventando sempre più importante per garantire una vecchiaia serena ai lavoratori. Il secondo pilastro privato consente infatti rilevanti vantaggi fiscali ai lavoratori durante la fase di accumulo e si propone di integrare il gap che inevitabilmente si verrà a creare tra l’ultimo stipendio e il primo assegno di quiescenza del neo pensionato (per via della progressiva adozione del sistema contributivo puro).

Pensioni private: gli ultimi dati segnalano 8,3 milioni di iscritti

Stante il quadro appena evidenziato, le fonti statistiche riguardanti l’ultimo anno registrano circa 8,3 milioni di iscritti alla previdenza complementare in Italia, con un tasso di copertura del 31,4% della forza lavoro. Si tratta di un dato in crescita, ma che al contempo mette in luce la necessità di proseguire nell’attività informativa al fine di estendere le tutele previdenziali verso coloro che ancora non hanno proceduto con l’iscrizione.

A caratterizzare le iscrizioni vi sono purtroppo diversi gap che attendono di essere colmati. Si pensi ad esempio a quello generazionale, visto che le iscrizioni propendono verso le classi di età intermedie e avanzate (il 52,9% degli iscritti ha tra i 35 ed i 54 anni). Ma altrettanto importante è anche il gender gap, laddove il 61,9% degli iscritti è di sesso maschile. Trend che dovranno certamente essere presi in considerazione nelle prossime attività informative e di sviluppo del comparto.

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