Pensioni anticipate, si torna a parlare di Quota 41: la Lega presenta un Ddl

La Lega punta alle pensioni anticipate tramite quota 41 per la riforma del sistema previdenziale. Presentato un nuovo disegno di legge, ma con la penalizzazione del ricalcolo contributivo dell’assegno.

Pensioni anticipate, si torna a parlare di Quota 41: la Lega presenta un Ddl

Sulle pensioni si registra una nuova proposta in arrivo dalla Lega in merito al riavvio della flessibilità previdenziale. L’attenzione si focalizza, in particolare, sui cosiddetti lavoratori precoci. Si tratta di persone che hanno iniziato a lavorare in giovane età e che sono penalizzate dalla rigidità dei requisiti anagrafici previsti per l’accesso alla pensione con la riforma Fornero.

La quota 41 offre la possibilità di ottenere l’accesso all’Inps a partire dai 41 anni di contributi e indipendentemente dall’età, ma al momento risulta accessibile solo a condizioni restrittive. Bisogna infatti aver effettuato almeno un anno di versamenti prima del 19mo anno di età e rientrare in uno dei quattro profili di tutela previsti dalla legge (disoccupati di lungo termine, caregivers, invalidi e lavoratori che hanno svolto attività gravose o usuranti).

Riforma pensioni 2022: il Ddl presentato dalla Lega sulla quota 41

Per cercare di sbloccare la situazione la Lega ha presentato il disegno di legge numero 2855 presso la Camera dei Deputati, attraverso il quale si punta a estendere la portata della quota 41. Nella recente proposta, viene quindi prevista la possibilità di ottenere l’accesso all’Inps a partire da 41 anni di versamenti, ma ricalcolando l’importo dell’assegno interamente secondo il sistema contributivo.

Si tratta quindi di una penalizzazione simile a quella che già viene applicata alle lavoratrici che decidono di anticipare la propria quiescenza tramite l’opzione donna. Il ricalcolo contributivo, in base alla specifica situazione, può comportare tagli anche molto pesanti all’assegno finale (fino al 30%) e di fatto costringerebbe il potenziale pensionato a una scelta difficile soprattutto in caso di stipendi bassi.

L’ipotesi cerca quindi di trovare la quadra tra le esigenze di flessibilità avanzate da tempo dai lavoratori e quelle di tenuta dei conti pubblici, visto che la prossima riforma delle pensioni dovrà comunque garantire la stabilità dell’Inps (e degli assegni erogati dall’Istituto) nel lungo termine.

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