Pensioni anticipate: si torna a parlare della Quota 41 per tutti, ma il vero problema resta la Quota 100

I lavoratori in età avanzata attendono una risposta dalla politica sulla rigidità dei criteri di accesso alla pensione dettati dalla legge Fornero, sapendo che la Quota 100 scadrà entro la fine del 2021.

Pensioni anticipate: si torna a parlare della Quota 41 per tutti, ma il vero problema resta la Quota 100

La discussione sull’approvazione della legge di bilancio 2020 non sembra destinata a portare novità eclatanti rispetto al tema della riforma previdenziale. Le conferme giunte nelle scorse settimane sulla prosecuzione della Quota 100 nel corso del prossimo anno e sulla proroga di APE social e Opzione Donna sembrano infatti aver chiuso il capitolo delle rivendicazioni rispetto agli interventi che sarà possibile attuare nel brevissimo termine.

I tavoli di confronto (tra governo e sindacati) sono quindi destinati a riaprirsi a partire dal prossimo gennaio. In quell’occasione si potrà capire quali saranno le reali possibilità di modifica alla legge Fornero, posto che da tempo sia i lavoratori che i loro rappresentanti evidenziano la necessità di cambiare le regole di accesso all’Inps previste nel corso del 2011. Secondo l’attuale funzionamento del sistema previdenziale, il conseguimento della pensione di vecchiaia si matura a partire dai 67 anni di età e con almeno 20 anni di versamenti.

La pensione anticipata si matura invece con 42 anni di età 10 mesi (un anno in meno per le donne). Chi vuole bypassare questi limiti deve per forza rivolgersi ad un’opzione di tipo sperimentale, ed è qui che rientra in gioco la Quota 100. Quest’ultima permette infatti di accedere all’Inps con 62 anni di età e 38 anni di versamenti, ma risulta in scadenza entro la fine del 2021 e sembra esservi unanime consenso nel porre termine all’opzione. Ecco allora che tra le ipotesi più gettonate spunta nuovamente l’idea della Quota 41 per tutti.

Riforma pensioni: l’idea di rilanciare la misura per i lavoratori precoci

La Quota 41 è un meccanismo che consente di accedere all’Inps con 41 anni di versamenti, ma attualmente è disponibile solo nel caso in cui si siano versati almeno 12 mesi di contributi prima della maturazione del 19mo anno di età ed al contempo si rientri nei casi di disagio previsti dal legislatore. Una sua estensione a tutta la platea sarebbe ben auspicata, ma necessiterebbe comunque di ulteriori interventi perché non risolverebbe il problema di chi ha avuto carriere discontinue, oppure lunghe carriere ma caratterizzate da contribuzione part time.

A suggerire che sia necessario trovare con urgenza una soluzione al post Q100 vi è anche il Presidente del Cnel ed esperto di tematiche previdenziali Tiziano Treu. All’interno del Rapporto sul mercato del lavoro elaborato dall’istituto di cui è alla guida ha infatti ricordato il problema legato alla Quota 100. “Occorre evitare che la sua fine, prevista per il 2021, crei un buco previdenziale di alcuni anni, lasciando scoperte le coorti di lavoratori interessati. Si tratterà di ricercare e precisare strumenti di flessibilità in uscita verso il pensionamento, che tengano conto delle condizioni delle persone e dei loro percorsi di lavoro”, ha quindi concluso Treu.

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