Pensioni anticipate, Quota 100 e previdenza complementare: i rischi da valutare con il prepensionamento

Nelle valutazioni che un lavoratore dovrà fare per decidere se andare in pensione anticipata tramite la quota 100 rientrano anche le posizioni presso i fondi pensione.

Pensioni anticipate, Quota 100 e previdenza complementare: i rischi da valutare con il prepensionamento

Le nuove pensioni anticipate con la quota 100 in avvio tramite la legge di bilancio 2019 chiamano i lavoratori ad effettuare una valutazione attenta non solo rispetto all’importo del futuro assegno pubblico, ma per quello legato alla previdenza complementare. Il prepensionamento consente infatti di guadagnare 5 anni rispetto all’età di quiescenza ordinaria (fissata a 67 anni), ma chiede al contempo un sacrificio per via dei minori coefficienti di conversione in rendita applicati.

Quest’ultimi risultano legati al parametro anagrafico sia per quanto concerne i calcoli della pensione pubblica, sia rispetto alla rendita privata che viene erogata dai fondi pensione. A questo elemento si aggiunge che la tassazione della futura rendita complementare va dal 15% ad un minimo del 9%, sulla base degli anni di permanenza all’interno del comparto. Anche per questo, più si rimanda la data di uscita, maggiore sarà l’importo del montante ritirato dal lavoratore o della relativa rendita erogata.

Uscite anticipate e Quota 100: le valutazioni da effettuare sugli assegni

Rispetto allo scenario appena delineato, la prima buona notizia è che in caso di scenario avverso non vi è una regola che obbliga il lavoratore a chiudere la propria posizione presso la previdenza complementare, nel momento in cui dovesse accettare il pensionamento tramite la quota 100 (così come già si verifica per il prepensionamento pubblico, la cui scelta avviene su base volontaria).

Si tratta di un vantaggio sia perché è possibile proseguire con i versamenti attraverso le contribuzioni volontarie, sia per i già citati vantaggi fiscali che è possibile ottenere posticipando la rendita privata. D’altra parte, l’attuale crisi dello spread e dei mercati finanziari potrebbe concorrere a rendere particolarmente conveniente rimandare il pensionamento privato.

Per quanto concerne invece l’accesso al pensionamento pubblico, la valutazione sull’eventuale taglio rispetto alla pensione ordinaria andrà fatta tramite l’Inps oppure ricorrendo ai servizi di un patronato. In questo caso però la decisione dovrà risultare definitiva, perché un’apposita regola renderà il reddito pensionistico non cumulabile con l’eventuale prosecuzione dell’attività lavorativa. Anche per questo motivo il supporto di un assegno pensionistico complementare potrebbe risultare decisivo negli anni successivi, considerando le rivalutazioni piuttosto contenute che caratterizzano ormai da tempo le pensioni statali.

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