Pensioni anticipate, la stima Cgil su quota 102 e 104: solo per 10mila persone

La riforma delle pensioni continua a tenere banco nel dibattito politico, mentre le posizioni tra governo e sindacati si irrigidiscono: la Cgil contraria alle uscite anticipate con quota 102 e 104.

Pensioni anticipate, la stima Cgil su quota 102 e 104: solo per 10mila persone

Le pensioni anticipate con quota 102 e 104 avrebbero un impatto troppo limitato rispetto alle reali esigenze dei lavoratori in età avanzata. È il fulcro della replica giunta dalla Cgil all’ipotesi di area governativa, che prevede di abbandonare definitivamente la quota 100 al termine di quest’anno, sostituendola con un graduale ripristino della legge Fornero.

Le prime ipotesi al riguardo sono emerse negli scorsi giorni, con il documento programmatico inviato a Bruxelles in vista della legge di bilancio 2022. Ma le posizioni delle parti non sono sembrate avvicinarsi negli giorni successivi. I sindacati esprimono la propria delusione e avvertono che la riforma previdenziale rischia di avere una portata troppo esigua.

Pensioni anticipate, le stime della Cgil in merito alla quota 102 e 104

Come risulta ormai noto, il governo vorrebbe affrontare la fine della quota 100 proponendo un meccanismo di uscita dal lavoro a partire dai 64 anni di età. Nel 2023 arriverebbe un’ulteriore stretta, con la cosiddetta quota 104. A fare i conti sull’impatto della misura è stato l’osservatorio Previdenza della Fondazione Di Vittorio. Sulla base delle prime stime tecniche, la nuova quota 102 potrebbe potenzialmente coinvolgere appena 10mila lavoratori.

Di fatto, la Cgil parla apertamente di inutilità della misura rispetto alle reali esigenze dei lavoratori. Il segretario confederale Roberto Ghiselli spiega che se quota 102 e 104 venissero confermate, non darebbero alcuna risposta. È urgente avviare una riforma complessiva del sistema previdenziale, mentre la proposta in arrivo dal governo punta a ripristinare in modo graduale le regole previste nell’ormai lontano 2011 dal governo Monti.

Da tempo abbiamo presentato unitariamente al Governo la nostra piattaforma che prevede, una flessibilità in uscita per tutti dopo 62 anni di età o 41 anni di contributi”, spiega l’esponente della Cgil. Serve poi avviare “interventi che tengano conto della specifica condizione delle donne, dei lavoratori disoccupati, discontinui e precoci, dei lavoratori gravosi o usuranti”. Infine, per i più giovani è necessaria “l’introduzione di una pensione contributiva di garanzia“.

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