Pensioni anticipate: il governo studia la Quota 41 per tutti

Dal governo arrivano nuovi segnali circa il superamento della legge Fornero. La strategia potrebbe concentrarsi sullo sblocco della quota 41 per tutti i lavoratori precoci.

Pensioni anticipate: il governo studia la Quota 41 per tutti

Le pensioni flessibili continuano a restare al centro del dibattito pubblico. Il nuovo governo giallo-rosso sembra ben consapevole dell’importanza del tema per gli italiani, tanto che emergono nuovi segnali che indicano con chiarezza l’intenzione di superare la legge Fornero. In tal senso si sarebbe espressa proprio il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, riconoscendo i disagi che l’attuale rigidità previdenziale ha provocato nei lavoratori in età avanzata.

Tra i provvedimenti chiave allo studio vi sarebbe l’estensione della quota 41 per tutti o comunque per una platea più ampia di quella attuale, mentre una decisione d’intervento è attesa anche per il termine della sperimentazione sulla Quota 100 (che alle regole attuali perderà il proprio corso di validità a partire dal 2022). Sullo sfondo resta però da risolvere la questione delle coperture.

Pensioni flessibili: la possibile estensione della quota 41

Tra le ipotesi più discusse l’estensione della Quota 41 rappresenta certamente una delle più accreditate. L’opzione oggi è già disponibile per una parte ristretta di lavoratori che vive condizioni di disagio in età avanzata. Si tratta dei disoccupati, dei lavoratori con invalidità uguale o superiore al 74%, dei caregivers e di chi ha svolto le attività gravose e usuranti previste dal legislatore.

Oltre a ciò, il richiedente deve dimostrare di aver iniziato a lavorare in età precoce, avendo versato almeno 12 mesi prima del compimento del 19mo anno di età. I vincoli attualmente restano molto stringenti. Se non si riuscirà a generalizzare il meccanismo verso tutta la platea, l’opzione più probabile potrebbe riguardare l’estensione della misura a categorie di lavoratori che attualmente risultano al di fuori del perimetro di applicazione.

Come già avvenuto in passato, il problema principale per poter procedere resta il reperimento delle risorse finanziarie utili a sostenere il provvedimento. Il recente avvertimento in arrivo dall’OCSE ha certamente ribadito che proprio questo punto resta il primo nodo da sciogliere. Un problema sul quale si potrebbe iniziare ad intervenire già nel breve termine, attraverso la separazione della spesa per l’assistenza da quella per la previdenza nel bilancio dell’Inps.

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