Pensioni anticipate, i sindacati sulla riforma: la legge Fornero non più sostenibile, serve quota 41

Sulle pensioni il segretario generale dell’Ugl Paolo Capone punta il dito contro la legge Fornero e chiede un intervento dopo la sperimentazione della quota 100.

Pensioni anticipate, i sindacati sulla riforma: la legge Fornero non più sostenibile, serve quota 41

A poche settimane dalla stesura della bozza riguardante la nuova manovra i sindacati tornano a chiedere un intervento di riforma sulle pensioni. La prossima scadenza della quota 100, fissata al 31 dicembre 2021, rischia infatti di appesantire ulteriormente un sistema che richiede ormai da tempo un cambio di passo. Lo lascia intendere apertamente il segretario generale dell’Ugl Paolo Capone, rilasciando un’intervista per l’Agenzia Vista.

Secondo il sindacalista, risulta ormai indispensabile agire sulle pensioni, visto che “la riforma Fornero non è più sostenibile”. Facendo il punto della situazione, Capone spiega che la sperimentazione legata alla quota 100 ha dato il proprio contributo al fine di rendere più flessibile le regole di accesso all’Inps. Nonostante ciò, il sistema ha bisogno di essere ripensato per favorire le giuste richieste di accesso alla pensione dei lavoratori in età avanzata.

Capone (Ugl): andare in pensione non è un privilegio, ma un diritto

A proposito della rigidità delle attuali regole di accesso alla pensione, Capone ha quindi ricordato che andare in pensione a una certa età non rappresenta un privilegio, ma un diritto dei lavoratori. Ora bisogna pensare a come superare la quota 100 e passare a una nuova impostazione

Tra le soluzioni individuate dalle parti sociali torna ancora una volta alla ribalta la cosiddetta quota 41 anni. Il meccanismo permette ai lavoratori precoci di ottenere l’accesso alla pensione con 41 anni di versamenti indipendentemente dall’effettiva età anagrafica. Al momento la legge prevede questa possibilità solo per coloro che vivono le situazioni di disagio riconosciute in favore di di specifiche categorie.

All’interno di un comunicato rilasciato nelle scorse ore, l’Ugl ha anche ribadito la propria opposizione alla chiusura di eventuali compromessi al ribasso. “Siamo favorevoli a un dialogo costruttivo tra governo e parti sociali” ma quest’ultimo deve essere finalizzato “a proposte fondate sul principio di equità e che rimettano al centro la dignità dei lavoratori”. Ora tutto è rimandato a settembre, quando l’esecutivo dovrà formalizzare le proprie ipotesi d’intervento nel settore previdenziale.

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