Pensioni anticipate e riforma 2021, le ultime ipotesi per il post Quota 100

Sulle pensioni anticipate si apre il dibattito per la riforma dettata dalla fine della quota 100. La sperimentazione si concluderà il 31 dicembre 2021. Servono maggiori tutele per i giovani e più flessibilità in uscita per chi vive situazioni di disagio.

Pensioni anticipate e riforma 2021, le ultime ipotesi per il post Quota 100

Pensioni anticipate alla prova della nuova riforma, dopo che l’ultima opzione di flessibilità varata nel corso del 2019 sembra destinata a giungere al capolinea. Alla quota 100 restano infatti solo 10 mesi di vita, essendo in scadenza entro il 31 dicembre 2021. Dopo tale limite, i lavoratori si troverebbero costretti a tornare alle regole ordinarie decise con la legge Fornero. Nella pratica, il rischio è che si verifichi un nuovo scalone lungo fino a cinque anni.

Nel corso degli ultimi mesi le voci sulla mini proroga dell’opzione si sono moltiplicate. Ma per via della pandemia la situazione è rimasta pressoché in uno stato di stallo. E con il cambio di governo, il nuovo esecutivo si trova ancora al punto iniziale. Nel frattempo emergono i trend relativi alla fruizione dell’opzione. 

La misura non ha avuto il successo sperato inizialmente, posto che molti lavoratori hanno comunque scelto di attendere la maturazione dei requisiti ordinari di accesso all’Inps. Con un risvolto positivo anche per le casse pubbliche. I risparmi ammontano a circa 7 miliardi di euro. Soldi che i sindacati chiedono di impiegare nella riforma complessiva del sistema previdenziale.

Riforma pensioni, la proposta dei tecnici per il superamento della quota 100

Stante la situazione appena evidenziata, con la presentazione del Rapporto di Itinerari Previdenziali da parte dell’esperto di previdenza Alberto Brambilla sono arrivate anche tre proposte per riformare il sistema e garantire comunque maggiore flessibilità in favore dei lavoratori. La prima riguarda l’estensione delle attuali tutele di accesso alla pensione anche in favore dei giovani che risultano iscritti al sistema contributivo puro.

In secondo luogo si suggerisce di istituire un fondo di equità per chi è iscritto nel sistema contributivo, alimentandolo inizialmente con una dotazione di 500 milioni di euro l’anno. In questo modo, sarebbe possibile garantire l’integrazione al minimo anche in favore di chi ha iniziato a versare dal 1° gennaio 1996. Inoltre, si suggerisce di bloccare l’adeguamento all’aspettativa di vita per la pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi per gli uomini e un anno in meno per le donne).

Ulteriori riduzioni sarebbero poi destinate ai cosiddetti lavoratori precoci (con la quota 41) e alle donne, per le quali si chiede il riconoscimento del lavoro di cura. Infine, dal centro studi si suggerisce di garantire il pensionamento per tutti dai 64 anni di età (con 38 anni di versamenti), offrendo così maggiore flessibilità rispetto ai criteri ordinari della legge Fornero.

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