Pensioni anticipate e Quota 100: nel 2019 migliaia di lavoratori chiamati a decidere se uscire a 62 o 67 anni

Con le nuove pensioni anticipate tramite la quota 100, moltissime persone dovranno valutare la possibilità di uscire prima dal lavoro, ma con un assegno più basso.

Pensioni anticipate e Quota 100: nel 2019 migliaia di lavoratori chiamati a decidere se uscire a 62 o 67 anni

L’avvio della nuova flessibilità previdenziale su base volontaria potrebbe mettere davanti ad una scelta complicata migliaia di persone, che dovranno decidere se anticipare la data di uscita dal lavoro al prezzo di un assegno che rimarrà in via definitiva più basso.

La questione appare di non poco conto, se si considera che la nuova quota 100 partirà assieme ad una clausola che prevede l’incumulabilità con i redditi da lavoro, pertanto non ci sarà la possibilità di intervenire a posteriori con ulteriori versamenti previdenziali (al fine di adeguare al rialzo l’assegno).

A questo quadro si aggiunge anche uno stato di incertezza su quelli che potrebbero essere gli effettivi parametri di calcolo dell’assegno, stante che le ultime dichiarazioni da parte degli stessi esperti previdenziali di area governativa indicano che la coperta dei fondi stanziati per la misura potrebbe risultare troppo corta. Basti ricordare il riaccendersi della discussione dopo le dichiarazioni rilasciate nelle ultime ore dall’economista Alberto Brambilla, secondo il quale “quota 100 si può fare” ma se si dà il via libera a tutti con i parametri di base (62 anni di età e 38 anni di versamenti) “arriviamo a un costo tra i 13 e i 15 miliardi di euro”, cioè il doppio di quanto previsto e stanziato attualmente dal Governo.

Uscite flessibili, i lavoratori chiamati ad eseguire i calcoli di convenienza

Mentre si attende che il quadro della situazione venga definito con precisione, resta implicito che i lavoratori dovranno effettuare un approfondito calcolo di convenienza per valutare se aderire o meno alla nuova misura su base volontaria. Anche tenendo in considerazione i parametri più favorevoli, la differenza con il pensionamento ordinario potrebbe risultare importante.

Si parla infatti di riduzioni superiori al 30% per chi dovesse scegliere di ricorrere all’anticipo massimo. Chiaramente, dal punto di vista attuariale “tutto torna”, visto che l’assegno verrà mediamente percepito per un periodo di tempo più lungo. Ma il calcolo viene comunque fatto sull’intera popolazione, mentre nella scelta individuale a contare è la propria effettiva speranza di vita.

È ovvio che in questo ambito molto potrebbe dipendere dall’effettivo disagio vissuto dal lavoratore in età avanzata. Le tutele presenti attualmente nel nostro sistema previdenziale consentono infatti delle uscite agevolate solo in alcuni casi molto specifici; situazioni nelle quali potrebbero non rientrare molti lavoratori che faticano a tenere gli attuali ritmi del mercato del lavoro superati i 60 anni.

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