Pensioni anticipate e quota 100: lo slalom dei lavoratori tra vantaggi e svantaggi

La nuova opzione di pensionamento anticipato tramite la quota 100 chiama i lavoratori a decidere tra i vantaggi e gli svantaggi con cui si accompagna la misura: tra i maggiori vincoli, il divieto di proseguire l’attività lavorativa.

Pensioni anticipate e quota 100: lo slalom dei lavoratori tra vantaggi e svantaggi

Dopo la lunga discussione politica che ha accompagnato l’avvio della nuova flessibilità previdenziale, è tempo di compiere una scelta per i lavoratori che rientrano tra i parametri previsti dalla legge per l’accesso alle pensioni anticipate con la quota 100. La misura è infatti per prima cosa un’opzione di natura volontaria, pertanto al lavoratore spetta l’ultima parola sulla possibilità di aderire o meno al meccanismo di prepensionamento.

Quella che però appare come una scelta logica, ovvero l’uscita anticipata dal lavoro in età avanzata, si accompagna con alcuni vincoli che impongono un’attenta riflessione, in particolar modo perché l’eventuale decisione di accedere in anticipo all’Inps appare irreversibile.

Pensioni flessibili tramite quota 100: ecco i principali vantaggi e svantaggi

Tra i principali vantaggi nell’accesso alla quota 100 c’è ovviamente la possibilità di entrare nell’Inps a partire dai 62 anni di età con almeno 38 anni di contribuzione. L’idea è certamente allettante, perché per la pensione di vecchiaia è necessario attendere i 67 anni di età (seppure con 20 anni di versamenti), mentre la pensione anticipata della legge Fornero non pone vincoli anagrafici, ma richiede la maturazione di almeno 42 anni e 10 mesi di versamenti (un anno in meno per le donne).

Chi sceglie di aderire alla quota 100 dovrà però convivere con l’idea di prendere una pensione più bassa (sebbene statisticamente l’assegno sarà percepito più a lungo), perché i contributi versati risulteranno inferiori rispetto all’ipotesi di proseguire il lavoro per attendere l’assegno ordinario. Un altro vincolo importante è rappresentato dall’impossibilità di cumulare il reddito pensionistico con eventuali redditi da lavoro dipendente o autonomo.

Risulterà quindi impossibile proseguire l’attività lavorativa, oppure aprirne una nuova per mettere a frutto il proprio bagaglio di competenze come lavoratore autonomo. Il divieto vale anche per eventuali redditi da lavoro maturati all’estero dopo la quiescenza. Unica scappatoia consentita è l’esecuzione di lavori occasionali per un massimo di 5mila euro lordi annui

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