Pensioni anticipate e Quota 100, il possibile piano B e le nuove indiscrezioni sullo stop nel 2021

Dalle ultime indiscrezioni di stampa emerge un possibile piano del governo giallo-rosso per fermare la Quota 100 nel 2021. Se così fosse, il provvedimento resterebbe percorribile solo fino al 31 dicembre del 2020.

Pensioni anticipate e Quota 100, il possibile piano B e le nuove indiscrezioni sullo stop nel 2021

Le nuove pensioni anticipate tramite Quota 100 continuano a far discutere, dopo che nella giornata di ieri sono emerse le ultime proiezioni dall’Inps rispetto ai risparmi accumulati nel corso del 2019.

Si tratta di circa un miliardo e mezzo di euro, cifra che dovrebbe ormai risultare attendibile essendo arrivati all’ultima parte dell’anno. Stime altrettanto stabili non possono essere ancora prodotte per il 2020, ma è chiaro che sul punto il dibattito continuerà a restare acceso per molto tempo.

Dalla stampa arrivano infatti nuove indiscrezioni rispetto ad un possibile stop anticipato della Quota 100 al termine del 2020. A riportare l’ipotesi di un “piano B” per cambiare il volto della flessibilità previdenziale è il quotidiano “Il Giornale”, all’interno di un articolo pubblicato oggi a firma di Franco Grilli.

Secondo quanto riportato nell’approfondimento, resterebbe infatti in essere l’obiettivo di “smantellare la Quota 100” prima della sua scadenza naturale, portandola quindi al capolinea alla fine del prossimo anno. In questo modo, il meccanismo di prepensionamento terminerebbe un anno prima dell’attuale data di termine della sperimentazione (prevista attualmente per il 31 dicembre 2021).

Riforma pensioni: si pensa anche ad innalzare i requisiti di accesso dai 64 anni

Sempre secondo quanto riportato all’interno dell’articolo pubblicato da Il Giornale, un ulteriore intervento correttivo potrebbe riguardare l’incremento dei parametri di accesso alla misura. L’idea allo studio consisterebbe nell’innalzare di un anno il parametro anagrafico, portandolo dagli attuali 63 fino ai 64 anni di età.

L’ipotesi di fondo consiste quindi nel cercare di recuperare ulteriori risorse, con una stima che potrebbe arrivare a risparmi complessivi per 12 miliardi di euro in due anni. Il tutto dovrebbe avvenire sposando una parte delle risorse stanziate su altre opzioni di flessibilità considerate meno onerose, ma anche meno inique. Già con la prossima legge di bilancio sono infatti attese la proroga dell’Opzione Donna e dell’APE social, oltre a nuovi interventi in favore del riconoscimento del lavoro di cura e dei lavoratori precoci.

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