Pensioni anticipate e Quota 100: i dubbi dei lavoratori sul vincolo a 64 anni e sul ricalcolo dell’assegno

Le ultime notizie sulle pensioni mettono in luce le contraddizioni della quota 100 per la flessibilizzazione del comparto previdenziale ed il superamento della legge Fornero.

Pensioni anticipate e Quota 100: i dubbi dei lavoratori sul vincolo a 64 anni e sul ricalcolo dell’assegno

La proposta di flessibilizzare il sistema pensionistico tramite l’introduzione di una quota 100 si sta confrontando con reazioni critiche dopo l’emergere dei primi dettagli in merito ai vincoli anagrafici di uscita dal lavoro. Secondo l’esperto previdenziale Alberto Brambilla (esponente leghista), il nuovo provvedimento dovrebbe partire dai 64 anni di età (quindi con almeno 36 anni di contribuzione), con l’impiego di al massimo due annualità di contribuzione figurativa. Vincoli a cui si aggiungerebbe un ricalcolo contributivo dei versamenti effettuati dal 1996 al 2012, con un taglio del futuro assegno che si prospetta rilevante.

Si tratta pur sempre di uno scenario che attende conferme, ma queste prime ipotesi sembrano distanziarsi notevolmente dalla proposta avanzata inizialmente in campagna elettorale, che prevedeva una generica quota 100 (formata dalla somma dell’età e dall’anzianità contributiva), senza riferimenti alla necessità di maturare uno specifico vincolo anagrafico. D’altra parte, un ulteriore aspetto di criticità si può ravvisare nella contestuale abolizione dell’APE sociale, una misura che consentiva l’uscita dal lavoro a partire dai 63 anni di età e con 30-35 anni di anticipo a seconda della situazione di disagio vissuta dalla persona. È il caso di coloro che hanno svolto attività gravose e che potrebbero così trovarsi “scoperti” da un provvedimento specifico.

Altro caso da monitorare con attenzione sarà quello di chi possiede una bassa anzianità di contribuzione. È la situazione, ad esempio, di chi ha lavorato tramite contratti part time, con i quali non avviene il riconoscimento pieno dell’annualità. Oppure di chi ha vissuto una carriera discontinua e precaria. In questo frangente non è infatti possibile accedere alla Quota 100 e nemmeno alla nuova Quota 41,5, mentre resterebbe disponibile l’APE volontaria (63 anni di età e 20 anni di versamenti). Una soluzione che risulterebbe a costo zero per le casse pubbliche, ma che scarica l’onere del prepensionamento sul futuro pensionato (tramite la sottoscrizione e restituzione di un prestito pensionistico ventennale). Su quest’ultimo punto, non è ancora chiaro se si assisterà ad una proroga della misura o ad una contestuale abolizione insieme all’APE sociale.

Maggiormente complessa appare invece la valutazione della situazione da parte di chi possiede una lunga carriera alle proprie spalle. In questa evenienza, risulterà determinante capire in che modo sarà implementato il limite alla contribuzione figurativa. Un’eccessiva penalizzazione rischia infatti di frenare la flessibilizzazione apportata dalla Quota 100, lasciando il lavoratore “a corto” di versamenti importanti al fine di raggiungere l’anzianità utile alla quiescenza.

Resta il fatto che l’introduzione di vincoli anagrafici rischia di rendere la Quota 100 meno interessante per molti lavoratori rispetto a quanto non si potesse ipotizzare inizialmente. Infatti, la presenza di regole rigide e di penalizzazioni sull’assegno è proprio ciò che in passato ha tagliato fuori dalla previdenza molti di coloro che si sono trovati a vivere situazioni di disagio in età avanzata.

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