Pensioni anticipate e Quota 100: ecco come e perché può diminuire l’assegno

Per chi raggiungerà il requisito contributivo, la nuova pensione anticipata tramite la quota 100 consente l’uscita dal lavoro dai 62 anni di età o dai 59 anni con i fondi di solidarietà, ma bisogna considera un assegno di importo inferiore.

Pensioni anticipate e Quota 100: ecco come e perché può diminuire l’assegno

La nuova opzione di pensionamento anticipato tramite la quota 100 è in dirittura d’arrivo, ma appena diventerà operativa metterà i lavoratori davanti ad una scelta non semplice: restare sul lavoro più a lungo e percepire così un assegno più alto o accontentarsi di un emolumento più basso potendo guadagnare qualche anno di pensione in più. Il tutto all’interno di un patto ben preciso tra pensionando e Stato: la decisione rappresenta una strada alla quale si accede in modo volontario (dai 62 anni di età e 38 anni di versamenti, con 3 anni di sconto se partecipa un fondo di solidarietà), ma dalla quale non si torna indietro.

Il meccanismo si accompagna infatti ad un vincolo che rende impossibile proseguire l’attività lavorativa fino ai 67 anni di età, se non attraverso piccoli lavori occasionali (che devono restare entro il vincolo reddituale di 5mila euro l’anno). Questo significa che non sarà possibile effettuare ulteriori versamenti nel proprio conto previdenziale e pertanto aspirare ad un supplemento di pensione negli anni successivi.

Assegni flessibili e Quota 100: si percepisce di meno in virtù dei minori versamenti

D’altra parte, comprendere per quale motivo la quota 100 porti a percepire un assegno più basso rispetto ad un pensionamento successivo tramite l’anticipata della legge Fornero o la pensione di vecchiaia è piuttosto immediato. Con la nuova opzione il lavoratore esce prima dal lavoro e quindi verserà meno contributi nel proprio conto previdenziale. Un elemento incontestabile, al quale si aggiunge anche l’applicazione di un coefficiente di conversione in rendita per la parte contributiva dell’assegno meno conveniente, vista la minore età.

A parziale consolazione c’è però il fatto che mediamente si percepirà un assegno per più anni, pertanto il concetto attuariale è che se la perdita non andrà ad impattare sulla qualità della vita del futuro pensionato (perché ad esempio l’importo dell’assegno sarà comunque coerente con il tenore di vita), non vi saranno problemi di equità tra lavoratori.

Tenendo a mente il quadro della situazione appena esposto, la vera valutazione di convenienza andrà fatta caso per caso, con l’aiuto di un patronato o di un buon consulente previdenziale. Questo sia considerando che per fare un paragone è essenziale avere una stima coerente dell’importo del futuro assegno di anzianità o di vecchiaia, sia tenendo presente l’eventuale volontà del lavoratore di proseguire l’attività lavorativa (anche attraverso un semplice part time o ricorrendo a delle consulenze come lavoratore autonomo).

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