Pensioni anticipate e opzione donna: dal CODS nuove riflessioni sulla flessibilità al femminile

La fondatrice del Comitato Opzione Donna Social Orietta Armiliato torna a parlare della flessibilità previdenziale coniugata al femminile. Nei prossimi anni servirà trovare delle alternative per le pensioni anticipate delle donne.

Pensioni anticipate e opzione donna: dal CODS nuove riflessioni sulla flessibilità al femminile

Dal CODS arrivano nuovi spunti di riflessione in merito alle pensioni anticipate tramite l’opzione donna ed in particolare alla natura sperimentale della misura. Con l’ultimo provvedimento varato a tal proposito l’esecutivo ha inteso infatti prorogare la possibilità di prepensionamento per le donne che hanno maturato almeno 58 anni di età (59 anni se autonome) e 35 anni di versamenti al 31 dicembre del 2018. Il tutto al prezzo di un importante taglio sul valore del futuro assegno, visto l’obbligo di ricalcolo dell’intero percorso lavorativo secondo la logica del sistema contributivo puro.

Le ultime considerazioni in merito alla misura da parte della fondatrice del Comitato, Orietta Armiliato, partono proprio dal meccanismo di ricalcolo. L’amministratrice ricorda infatti che, a partire dal 1996, tutti i lavoratori risultano effettivamente soggetti a questo tipo di conteggio, pertanto l’idea di rendere strutturale e definitiva l’opzione donna tende a perdere di significato al passare del tempo.

La valenza reale di questa legge che era e resta a carattere sperimentale è quella di poterne usufruirne fino agli anni 2022/23 massimo, dopo non avrebbe proprio alcuna logica”, evidenzia Armiliato, ricordando che proprio questo genere di considerazioni sono alla base delle istanze che vengono avanzate dal CODS in merito alla flessibilità previdenziale coniugata al femminile.

Uscite anticipate: il CODS richiama al lavoro di cura

Stante quanto appena evidenziato, è in virtù di simili considerazioni che il Comitato Opzione Donna Social insiste affinché vengano studiate anche delle alternative alla semplice ipotesi di rendere strutturale l’opzione donna. Il tutto pensando in modo particolare alle esigenze delle lavoratrici, spesso doppiamente penalizzate sia in ambito lavorativo che previdenziale.

Ad esempio, attraverso il riconoscimento e la valorizzazione del lavoro di cura, che sarebbe “già una valida alternativa. Ma si potrebbero studiare anche altre forme affinché la popolazione femminile, gravata da oneri lavorativi dentro e fuori casa, possa raggiungere la quiescenza anticipatamente rispetto alle possibilità vigenti”. Anche per questo, conclude nel proprio ragionamento Armiliato, la questione andrebbe affrontata allargando la visione ad un intervento più ampio rispetto alla semplice prosecuzione dell’opzione donna.

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