Pensioni anticipate e Manovra 2020: l’attesa sull’APE volontaria dai 63 anni di età e 20 di versamenti

Si parla spesso della proroga dell’APE sociale, ma tra le misure in scadenza nel 2019 rientra anche l’APE di natura volontaria. Ecco i requisiti validi fino al termine del 2019 e l’attesa dei lavoratori per la stabilizzazione.

Pensioni anticipate e Manovra 2020: l’attesa sull’APE volontaria dai 63 anni di età e 20 di versamenti

Uscire dal lavoro a partire dai 63 anni di età e con appena 20 anni di contribuzione? Per molti risulta ancora possibile, ma non è detto che questa opzione resti presente per più di qualche mese. Anche per questo motivo coloro che hanno già maturato i requisiti appena evidenziati faranno bene a riflettere circa la possibilità di dare seguito all’anticipo pensionistico (detto comunemente APE) di tipo volontario.

Partiamo dai parametri ancora in corso di validità, seppure in scadenza al 31 dicembre del 2019. L’opzione è disponibile per i lavoratori pubblici e privati, per gli autonomi e per gli iscritti alla gestione separata dell’Inps. Per poterne usufruire bisogna aver maturato i requisiti anagrafici e contributivi, non risultare titolari di un altro trattamento pensionistico e avere un futuro importo dell’assegno pensionistico uguale o superiore ai 718,21 euro al mese.

Nella pratica, l’APE volontario rende possibile un anticipo di 3 anni e 7 mesi rispetto alla maturazione dell’assegno di vecchiaia (per il quale serve attualmente maturare almeno i 67 anni di età). Allo stesso tempo, si tratta dell’unica occasione di prepensionamento per chi possiede una carriera discontinua, part time o precaria, visto che bastano appena 20 anni di versamenti (contro una media di 35 anni normalmente richiesti negli altri anticipi pensionistici).

Gli altri vantaggi dell’APE volontaria e le richieste di proroga della misura

L’APE volontaria funziona tramite la richiesta di un prestito ponte erogato da una banca per un periodo minimo di 6 mesi. È possibile ricevere fino al 90% dell’assegno se mancano meno di 12 mesi al pensionamento, percentuale che scende al 75% in caso di anticipo massimo. Il periodo appare particolarmente favorevole anche per i tassi bassi, che rendono quindi le rate di restituzione del prestito più leggere.

A partire dalla maturazione dell’assegno di vecchiaia l’Inps trattiene quindi mensilmente le 240 rate di restituzione del prestito, mentre il neo pensionato potrà portare in dichiarazione dei redditi una parte degli interessi bancari. Oltre a ciò, rispetto ad altre opzioni di prepensionamento, al richiedente non viene richiesto di cessare l’attività lavorativa, pertanto il provvedimento permette anche di mettere in atto strategie di prepensionamento graduali.

Considerando il peso praticamente nullo della misura sulle casse dello Stato, non è difficile immaginare perché i lavoratori chiedono che l’opzione non solo venga prorogata, ma possa divenire anche strutturale. In questo senso, sarà fondamentale vedere cosa accadrà nelle prossime settimane con la presentazione della legge di bilancio 2020.

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